Quaglie alla griva
Oggi torniamo in Sardegna, per un piatto molto molto antico, o meglio, un modo di cucinare antico. Di “pillonis de taccula”, esistono testimonianze scritte fin dall’800, ma le cose cucinate in quella maniera ci sono sicuramente da molto molto prima. Era un modo per sopperire all’assenza del frigorifero, lontano dall’essere inventato.
Nella ricetta originale si usavano tordi, storni e merli. Ma è possibile fare la stessa identica cosa con le quaglie di allevamento, e addirittura con il pollo.
Sto parlando ovviamente delle cose fatte “alla griva”.
- Prendete una vaschetta di quaglie di allevamento (le trovate praticamente in tutte le macellerie), se hanno le zampe intere tagliatele all’altezza della giuntura corrispondente al ginocchio, solitamente le vendono già eviscerate, controllate piuttosto non abbiano qualche piumetta residua. In quel caso la potrete bruciare con la fiamma di un fornello.
- Una volta che le vostre quaglie saranno pronte (non le dovete dividere!), immergetelele in una pentola capiente (tipo quella per fare la pasta), con abbondante acqua fredda e priva di sale.
- Ora accendete il fornello, e attendete che l’acqua arrivi ad ebollizione.
- Fatte bollire per 20 minuti.
- Scolate ed adagiate su un canovaccio
- Condite con abbondante sale fino, su tutti i lati, allo stesso modo su tutti i lati metterete abbondanti rami di mirto, per poi richiudere il canovaccio e lasciarlo riposare per diverse ore.
Se le lascerete riposare tutta la notte, il giorno dopo a pranzo le potrete gustare. Quelle che avanzeranno potrete riporle in frigo in un contenitore con coperchio e con abbondante mirto. Vi dureranno alcuni giorni, grazie al sale precedentemente messo.
Buon appetito 😋