PANE CARASAU
È questo il tipico pane barbaricino, di lunghissima durata ( anche 4- 5 mesi) e perciò usato dai pastori che vivono lontani dalle famiglie per lunghi periodi di tempo.
Per questa ragione poteva essere preparato per uso familiare in grande quantità ( anche due starelli per volta) e assorbiva il lavoro delle donne che vi si dedicavano per circa due giornate per la sola sua confezione, senza contare la preparazione del grano, della farina, semola ecc.
Si prepara dunque una corbula di farina mista a semola ; si prende il lievito del pane, si scioglie in un po' d'acqua appena tiepida e si colloca al centro della corbula impastandolo con un po' di farina in modo da farne una palla di media consistenza, che viene coperta di farina e tenuta al caldo con dei panni.
Dopo una notte di lievitazione, si impasta farina e lievito con acqua tiepida appena salata e si lavora la pasta lungamente.
Una volta lavorata, si divide la pasta in palle di media grossezza, che infarinate si mettono fra panni ( strisce di canapa lavorate al telaio lunghe a volte sino a 7 metri) a lievitare.
Una volta lievitata, si stende la pasta in sfoglie sottilissime e rotonde, sfoglie che si mettono, sempre fra panni, a pila e ben pressate per alcune ore in modo che non si sollevino e continuino la lievitazione.
Si prepara allora il forno e una volta caldo lo si prova infornando una sfoglia.
Il forno sarà pronto quando la sfoglia si solleverà a palla e la pasta ben lievitata se la sfoglia inferiore avrà lo stesso spessore della superiore.
Una volta accertato che tutto è pronto, con delle grandi pale rotonde si inforna la sfoglia, lasciandola gonfiare ma senza farla dorare.
A questo punto si toglie dal forno, si apre la palla in due sfoglie, che si mettono una sopra l' altra fino a formare una pila molto alta, anche questa compressa con un peso perché le sfoglie restino ben tese e non si accartoccino.
Si lasciano così per diverse ore sino a che non siano completamente raffreddate.
Si scalda nuovamente il forno ( possibilmente con legna che faccia fiamma) e si rinfornano le sfoglie sino a renderle ben croccanti.
Si tolgono le sfoglie, si mettono nelle corbule sino a formare delle pile altissime che vengono coperte con teli e così conservate.
Lo stesso procedimento veniva usato per un pane consimile fatto di farina e semola d'orzo, di cui sino a non molti anni fa si servivano i pastori più poveri.