Il Ministero dell'Istruzione e dell'Umiliazione
Durante un incontro pubblico tenutosi il 21 novembre a Milano, Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha raccomandato come strumento "educativo" l'umiliazione degli studenti.
“È essenziale nella repressione delle devianze, il controllo sociale, la stigmatizzazione pubblica”, ha detto Valditara.
Di fronte a atti deprecabili compiuti dai ragazzi nessuno deve essere legittimato a dire "no, ma questo ragazzo, in fondo, magari poteva avere le sue motivazioni”. Bisogna umiliare, perché “L'umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”.
Ecco cosa si cela dietro il termine “merito” aggiunto dal governo dopo “istruzione”: l’umiliazione di chi non ce l’ha fatta, di chi sbaglia, di chi perde, di chi spesso non è messo in condizione di partecipare.
Si cela l’idea bigotta di “repressione delle devianze”, di violenza contro chi impara, di metodologie disgustose di punizione.
Tutto questo rappresenta un modello educativo perverso e fallimentare, fondato sulla trasmissione del dolore di generazione in generazione, quelle bacchettate sulle mani che hanno evidentemente prodotto questa allucinante classe politica convinta di poter tenere a freno le enormi sfide contemporanee con metodologie ottocentesche e crudeli.
Qualche giorno prima, all’evento organizzato dal quotidiano Libero, Valditara ha detto anche che
“l'educazione al lavoro deve essere appresa sin dalle elementari”.
Anche questo fa parte dello stesso progetto: svuotare di senso la scuola e la vita e riempirla di diktat produttivi, considerando gli studenti come lavoratori e non come cittadini.
Tutto questo è semplicemente inaccettabile.
Se mai ci fosse una ragione per umiliare pubblicamente qualcuno - e non c'è - bisognerebbe umiliare chi diffonde queste disgustose
violenze ideologiche.