Gli affetti morbosi agli animali
La diffusione così dilagante e quasi ossessiva degli animali domestici nasconde in sé il contagio di una moda. Di una comoda moda: perché un cane non pretende nulla, non ti fa domande, non ti contraddice, non ti critica, non ti impegna culturalmente, non ti manda a quel paese. Una ciotola, una carezza, una cacca... e via! Io diffido di chi ama morbosamente un cane o un gatto, fino a ritenerli come persone di famiglia, facendone oggetto di coccole e attenzioni che si riserverebbero solo a un figlio. Il donarsi agli animali nasconde troppe volte non tanto la diffidenza e la delusione verso gli umani quanto la incapacità ad amare qualcuno della stessa specie, incapacità all’impegno. Capire, amare e gestire un rapporto umano è infinitamente più difficile e faticoso che capire, amare e gestire un bassotto o un siamese. Un cane – ripeto – chiede poco, ma agli uomini bisogna darsi totalmente, con un impegno che richiede risorse intellettive, caratteriali, culturali, in un confronto sempre aperto perché ogni volta imprevedibile, sempre sofferto perché segnato da rinunce e ripieghi, puntellato da compromessi e umiltà, trapassato dai pungoli della propria coscienza... Ma di che parliamo..