Questa immagine non ci assolve, tutt'altro
Ci rincuora l’immagine del console italiano che prende in braccio e mette in salvo i bambini disperati lanciati oltre il muro in Afghanistan dalle madri. Ci fa sentire dalla parte dei buoni, dei giusti, dei vivi. Ma quell’uomo, Tommaso Claudi, non è l’ambasciatore italiano Vittorio Sandalli, richiamato in fretta e furia in Italia dal governo, bensì il secondo segretario commerciale.
Ed è piuttosto il simbolo dello sfacelo dell’operazione italiana e dell’Occidente in generale in materia di “democrazia esportata”, che si è ridotta a un salvataggio casuale di qualche vita dopo aver fallito la propria autoimposta missione. Come ha scritto Lorenzo Forlani, “trattasi di un tentativo protocollare e maldestro di riabilitazione della figura del soldato americano (occidentale) e quindi, di riflesso, anche del “senso” e del retaggio di una invasione; di bilanciare la sua eredità di violenza, umiliazione e distruzione con una falsa, posticcia e fuorviante pubblicistica umanitaria”.
Il problema non è certo Claudi, che si limita a svolgere il proprio lavoro in un contesto difficilissimo, ma chi lucra su immagini come questa per ribadire la bontà dell’uomo bianco, il nostro essere comunque un qualche tipo di salvatore. Per metterci la coscienza a posto pensando che il “terrorismo” non ci riguardi affatto, non dipenda in qualche modo da noi, e che stiamo facendo tutto quello che era in nostro potere per salvare dalla barbarie un popolo che ha deciso di restare barbaro.
Forse, a guardarci con un po’ di franchezza, ci accorgeremmo di quanto profonda sia la nostra, di barbarie.