Diventare amici di chi ci somiglia
Siamo spinti a cercare gli amici solo tra quelli che ci somigliano, che condividono con noi i gusti, le origini, le prospettive sociali o politiche.
Questo modo di pensare all’amicizia è molto limitante rispetto al potenziale della philia.
L’amico e l’amica, scrive Pietro Del Soldà, devono piuttosto destabilizzarci, mettere in crisi le nostre certezze. Coltivare l’amicizia significa disporsi alla fatica, allo sguardo reciproco spietato e diretto, all’impegno costante. Non tanto pacche sulle spalle di conforto, ma soprattutto spinte dietro la schiena di sprone.
L’amicizia era per i Greci, per usare le parole di Aristotele, “la messa in pratica della felicità”.
Bisognerebbe imparare da Socrate l’arte di “tuffarsi incessantemente nella relazione", ma i social oggi offrono soltanto l’illusione dell’amicizia. La loro architettura impedisce una relazione vera perché spingono i simili verso i simili, in un processo di radicalizzazione e stasi che è l’esatto contrario della conoscenza.
Perché, come spiega Del Soldà nel libro “Sulle ali degli amici”: “L’amicizia è dispersione dei tesori accumulati, è continua rimessa in gioco delle certezze consolidate, delle abitudini tranquillizzanti a cui mi verrebbe spontaneo aggrapparmi per non finire travolto dall’onda di piena che sommerge il mondo là fuori.”
Siamo ancora capaci di vivere una relazione simile?
(Immagine tratta da “Piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni)