La pubblicità infinita sui social
Stare sui social oggi è come trovarsi eccitati e nauseati in un centro commerciale infinito, pieno di buttadentro che a ogni passo invitano sorridenti e invasivi a fare un giro nei propri negozi per comprare oggetti o esperienze imperdibili.
Sarebbe facile dare la colpa agli influencer in quanto tali, anziché guardare al sistema in cui ogni persona che naviga sui social è immersa.
Il problema è che nel corso degli anni la pubblicità come “invito all’acquisto” ha gradualmente preso sempre più spazio nella nostra vita, tanto che oggi per vedere un video di un minuto su un quotidiano online (spesso prodotto da terzi) ci sorbiamo in silenzio almeno trenta secondi di spot. Guardare quel che desideriamo ci costa sempre meno soldi ma sempre più attenzione, e questo ci rende sempre più consumatori e potenziali acquirenti e sempre meno liberi.
Sui social è diventato impossibile stabilire dove finisca la vita degli altri e dove inizi la pubblicità. Nel frattempo i giorni di festa e di sconti si sono estesi a dismisura, fino a farci vivere in una promozione infinita che dura 365 giorni l’anno. Lo “spazio pubblico” si è fatto “spazio pubblicitario”. Il punto non è smettere di usare questi luoghi per la propria attività lavorativa o giudicare male chi lo fa; sarebbe ipocrita e fuori tempo massimo. Il punto è riconoscere quando l’asticella si abbassa troppo, quando non si fa altro che vendere l’illusione di felicità attraverso un nuovo prodotto comodo, utile o miracoloso.
Quello tra utilizzo e sfruttamento della propria vita è un confine impossibile da stabilire una volta per tutte, ma che abbiamo il dovere di definire e tutelare insieme ogni giorno, “seguiti” e “seguaci”.