Infomania
Abbiamo imparato a conoscere il termine “infodemia”, coniato nel 2003 da David J. Rothkopf sul Washington Post per indicare quell’enorme diffusione di notizie su un argomento - sia vere sia false - che invece di produrre conoscenza e consapevolezza genera smarrimento e confusione.
Meno noto ma altrettanto importante è il termine “infomania”, ideato da Elizabeth M. Ferrarini quasi quarant’anni fa ma oggi più attuale che mai.
L'infomania è uno stato debilitante causato dalla combinazione tra il sovraccarico di informazioni da elaborare e l’imperativo dell’azione digitale.
In sostanza, si vive con l’ansia di aggiornare costantemente il proprio firmware mentale all’ultima versione disponibile. Gli esseri umani, però, non sono telefoni, e questo ci intossica la mente.
L’infomania è la conseguenza di una società iperconnessa eppure scollegata dai processi di elaborazione della “verità” sui fatti, in cui i processi globali sono troppo complicati per poter essere compresi appieno, senza metodo e sforzo, da chiunque.
Questa è oggi la sfida più grande: imparare a dire “no” alla consultazione ossessiva di informazioni, specialmente sui social, a ponderare e indugiare su fonti affidabili e dilatare il tempo di lettura e riflessione.
Altrimenti continueremo ad aumentare la nostra velocità e a dimenticarci sempre più dove stiamo andando.