Scegliere tra l'anvedi e il che te frega
Quando chiesero a Pier Paolo Pasolini quale fosse l'espressione del dialetto romanesco che lo colpiva più di tutte, lui rispose:
«Ce n’è una che amo particolarmente. È 'anvedi'.
Perché è l’unico caso, l’unico momento in cui il romano si scopre. Cioè rivela di possedere la capacità di stupirsi e di non essere sempre apparentemente cinico o distaccato. Perciò l’anvedi mi piace molto».
Nel romanesco l'anvedi ha un temibilissimo avversario: il 'ma che te frega' che il mondo sussurra piacione all'orecchio.
«Ma che t'importa? Perché ci pensi, perché ti ossessioni, perché te la prendi a cuore?», gongola il mondo. «Perché è un dono», risponde chi cerca. «Cos'è questo dono?», insiste il mondo.
È la «straziante, meravigliosa bellezza del creato», sospira Totò nei panni di Iago. È l'ultima battuta di 'Cosa sono le nuvole', splendido episodio di 'Capriccio all'italiana' girato da Pasolini. Sforziamoci allora di sostenere lo sguardo di fronte a questa straziante e meravigliosa bellezza.
A cent’anni esatti oggi dalla sua nascita,
“anvedi”, Pasolini.