Chi si ama si segua
Sui social «lo sfoggio di autenticità si è dimostrato un valore particolarmente redditizio», come ha scritto profeticamente Mark Fisher. Il problema di questa autenticità diffusa è che si tratta di materiale emotivo non elaborato che viene perennemente riversato online, utile a spostare voti e a indirizzare pubblicità e molto dannoso dal punto di vista della fioritura personale. Gettare quotidianamente il proprio flusso di coscienza addosso al mondo significa condannare a morte interiore se stessi, togliendo agli altri lo spazio di espressione.
Quindi ecco un consiglio: togli il follow o il like a tutte quelle pagine e profili che pubblicano contenuti che contribuiscono a generare in te un senso di frustrazione e ansia da performance, e aggiungilo a musei, artisti e artiste, filosofi e filosofe, poetesse e poeti, progetti selezionati in grado di ispirarti. Hai la possibilità di muoverti in una factory di meraviglia: perché vivere in un cortile di curtigghio, ossia di quella che Heidegger definiva Gerede, la chiacchiera? Usa il tempo che impieghi sui social per curarti, non per ammalarti: di chiacchiere si può morire.
È fondamentale imparare il decluttering digitale, ossia l’arte di fare ordine e sbarazzarsi di tutto ciò che è superfluo nella tua vita online, per una sana ecologia della mente. Come se fossi un giardiniere digitale, devi disfarti di tutte le erbacce virtuali che impediscono la fioritura, personale e collettiva. Se con i vestiti e gli oggetti fisici è tutto sommato semplice perché è palese il loro ingombro, è più arduo accorgersi della confusione e dei danni che creano tanto i file e le app che hai sul telefono quanto i profili che segui sui social.
Bada bene: non si tratta di eliminare ogni forma di divertimento dalle tue giornate, sostituendole con lezioni di vita sui massimi sistemi. Al contrario, si tratta di imparare a vivere il divertimento (ossia il di-vertere, l’uscire fuori dai luoghi ordinari) attraverso l’eleganza: ossia l’eligere, l’eleggere, il selezionare le primizie della vita. I social non devono diventare un luogo di tortura, ma uno spazio di apprendimento gioioso. Si può fare, anche se in questo momento ti sembra impossibile.