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Elogio dell'attesa

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Published in 
Tlon
 · 2 years ago
Elogio dell'attesa
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Dietro a due sinonimi si nascondono spesso due contrari, o quantomeno due parole molto più lontane tra loro di quel che sembrerebbe a un primo sguardo.

È il caso, per esempio, di “attendere” ed “aspettare”.

Il primo termine viene da “ad-tendere”, ossia tendere verso, distendersi, aspirare.

Il secondo da “ad-spicere”, ossia guardare verso, osservare, tenere d’occhio.
Nella vita quotidiana è cruciale distinguere i momenti in cui impegnarsi ad attendere da quelli nei quali bisogna soltanto aspettare. L’autobus si aspetta, un bacio si attende. Chi aspetta è parte del pubblico - non a caso “spettatore” condivide con aspettare l’etimologia. Chi attende è, invece, parte integrante dello spettacolo, senza però l’ansia di esserne il protagonista principale.

L’attesa è una tensione dello sguardo, “un atteggiamento a cui siamo profondamente disabituati in un momento in cui a domanda segue immediata risposta”, scrive a proposito Leonardo Caffo in Velocità di fuga (Einaudi).

Caffo sostiene che fino a pochi anni fa la ‘forma di vita’ degli umani era

ontologicamente costruita sull’attesa: azionavo una causa senza mai conoscere i tempi e gli spazi dei suoi effetti

Oggi, al contrario, l’attesa è sparita dalla scena. Non si fa in tempo a desiderare che subito si trova soddisfazione: ma la felicità è un esercizio, non un oggetto, e

il benessere occidentale è la ruggine che corrode la possibilità di cambiare vita

spiega ancora Caffo nel testo.

A ogni domanda segue immediatamente una risposta; a ogni desiderio la sua realizzazione.

Questa dinamica all’apparenza positiva in realtà impedisce di perdersi nel processo della speranza e dell’immaginazione, rendendoci una specie disabituata ai processi che a causa di questa soddisfazione perenne ha perso il senso stesso del proprio esistere.

Imparare ad attendere significa, allora, cercare di riposizionarsi correttamente nel mondo. Conclude a proposito Caffo:

depotenziare, sotto il dettame della leggerezza, la nostra spinta sul mondo. È la sensazione bellissima di essere irrilevanti

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