JOSTO IL POETA
A Josto, giovane poeta di Sardegna, si presentò un giorno il vecchio Fassia, che così volle parlargli:- Figliolo mio, non sai che la fortuna ti sorride? Il vegliardo Barrali ha ordinato che domattina, nella piazza grande di Sassari, si adunino tutti i giovani che sappiano gradevolmente creare dei versi. Colui che poi rivelerà di possedere una più delicata ispirazione potrà sposare la bellissima Leni, figlia del Barrali, e potrà condividere con questi, oltre alle ricchezze, pure l' orgoglio di regnare sulla fiera gente di Gallura ! -
Josto non aveva meschine ambizioni di ricchezza. Gli bastava, per sua soddisfazione, l' amata poesia. Ma pensò a Leni, l' affascinante fanciulla, e immagino` di vedere la sua testa bruna di lei cinta di asfodeli ; parole commosse salirono alle sue labbra:
" Io ti saluto, o bimba,
Che adorni di profumo
E di luce mirabile
Il mio giovane cuore! "
Fassia, vecchio di nobili sentimenti, avvolse in un tenero sguardo di compiacenza il giovane poeta. Gli raccomando`: - Non mancare , domattina. Bada che le prove avranno inizio presto, e che prima di mezzogiorno già si saranno concluse. Io so che i tuoi versi incantano anche le rondini del cielo; perciò so che vincerai, sono sicuro che vincerai. Allora ti salutero` potente come il Barrali, ricco come il Barrali e m' inginocchiero` umilmente davanti a te, per offrirti la più gustosa giuncata e il miele più saporito ! -
Josto scosse decisamente il capo; non avrebbe permesso mai a nessuno di inchinarsi al suo cospetto. Era un uomo come tutti gli altri, lui : un poco più triste, un poco più felice degli altri, a seconda dei casi. Amava tanto la sua gioia, ma altrettanto amava la sua tristezza e per questo sì, era un poeta ! Promise al vecchio Fassia : - andrò a Sassari ! -
Non il fascino del potere, non il fascino della ricchezza lo persuadevano a prender parte alla gara poetica. - Che sarà mai la potenza? - soleva dire a se stesso - Che valore può avere la ricchezza? - lo interessava invece Leni, la bellissima Leni, che certo aveva una voce di usignolo e un' anima di luce. - Partirò domani all' alba ! - disse.
Fassia, il buon vecchio, era assai contento : - Vincerai, figliolo - continuava a dire - i tuoi versi incantano anche le rose di macchia e le nuvole del cielo. Sono come il vento di primavera che racchiude in sé il profumo dell' oceano e delle selve, il profumo dei giardini in fiore e degli orti che producono ! -
Josto dormi` poco quella notte. Provava ad immaginarsi il bianco sorriso di Leni, e verso quel sorriso volavano, come uno stormo di allodole impazzite, le parole più dolci che sbocciavano dal suo cuore di poeta e di innamorato.
Si levo` all' alba e si mise subito in cammino verso Sassari.
Come tutto era bello e limpido attorno a lui !
Una stelluccia di smeraldo seguiva i suoi passi indicandogli il cammino; come fosse, quasi, un nuovo e prodigioso Natale.
Josto si fermò vicino a un piccolo fiume che scorreva fra giunchi e canne con un mormorio simile a una preghiera mattutina.
Vide, riflesso nell' acqua, il proprio volto pensieroso ; raggio` l' aurora, e il poeta contemplava sempre la lucente fuga dell' acqua. Adesso il Sole gettava cascate di raggi.
Che bello! - si entusiasmo` il poeta, come se non avesse mai veduto uno spettacolo più stupendo; il suo canto allora si levo` in alto, disperdendosi nell' azzurro del cielo, e fu una cosa sola con i caldi raggi del sole. Non pensava più, il giovane Josto, alla gara che di lì a poco avrebbe dovuto svolgersi a Sassari ; non pensava a Fassia, il buon vecchio amico, né a Leni, la fanciulla bellissima che aveva una voce di usignolo e un'anima di luce.
Regalava adesso al mattino le perle preziose dei suoi versi innamorati e commossi, e non domandava alla sua poesia se non la gioia di sentirsi una cosa sola con la bellezza del creato.
Si gettò sull' erba bagnata di rugiada, e le parole che sbocciavano dalla sua anima gentile cadevano come petali di rose profumate sull' acqua limpida che si faceva d' oro.
Il tempo fluiva come il fiume a valle, e Josto non la finiva mai di cantare. Gli rispondevano i cinguettii degli usignoli e i belati delle pecore, gli rispondeva la canzone del mattino, fatta di fruscii e di mormorii. La superba gloria del Sole scoppiò piena e ardente, in alto nel cielo.
A un tratto Josto si levo`. Improvvisamente si era ricordato di Leni, la bellissima fanciulla.
Oramai la gara poetica doveva essere terminata, certamente. Non più per lui il tenero cuore della bella figlia di Barrali. Gli restava la sublime gioia del canto, che per lui era la gioia più grande, la più importante.
Si avviò così, un po' tristemente verso Sassari. Sperava almeno di incontrare il vecchio Fassia, e scusarsi con lui ; ma anche voleva vedere Leni per poterle donare, così come li donava alla campagna, al fiume e alle stelle, i fiori colorati della sua poesia.
Alle porte di Sassari lo incontrò, Fassia. Il quale, andandogli incontro più preoccupato che indispettito, in tal modo lo riproverò: - Tu, figlio mio, vuoi forse farmi morire di pena e di angoscia? Perché non sei venuto questa mattina? Non sai che io ti aspettavo ? E tanta altra gente oltre a me ti aspettava, ansiosa di ascoltare i tuoi versi. Non sai che la tua fama è giunta fino a Barrali, fino a Leni? Dimmi dunque: perché non sei venuto all' appuntamento? -
È colpa della Bellezza ! - si giustificava il giovane poeta - la sconvolgente bellezza della natura mi ha incantato, e così ho scordato la gara. Non è stata colpa mia; non posso decidere nulla, io, poiché la mia padrona è lei, la Bellezza. Se mi parla, io non posso non ascoltarla, poiché a lei appartiene il mio tempo, a lei appartiene il mio cuore. Mi dispiace di averti deluso, generoso Fassia! -
Ma questi gli disse: - Parli bene, mio giovane amico. La tua legge è la poesia, e solo tu meriti il premio. Seguirmi, ti condurro` dal Barrali; egli ha ascoltato molti versi quest' oggi, ma non sa quale cantore scegliere, è indeciso.
Poiché quelle parole che ha udito sono come gioielli falsi, oppure pesanti e scure come il dubbio. Le tue parole, invece, hanno le ali e rischiarano come gemme ! -
Fassia condusse il giovane artista nel lussuoso palazzo del Barrali e, con l' intento di giustificarlo dell' irriguardevole ritardo, così volle parlare a quell' uomo severo: - Potente Barrali, ecco Josto, l' acclamato poeta che non partecipò alla gara poiché trattenuto dalla sua venerata signora: la Bellezza dai mille colori: -
Il Barrali, assai incuriosito, volle ascoltare quell' insolito giovanotto ; così Josto cantò.
Gli uomini autorevoli che circondavano il Barrali stettero ad ascoltarlo con grande stupore, e assai si commossero. In quanto a Leni, bella come un giglio, pianse di tenerezza e di gioia.
Ecco ! - gridò il Barrali, finalmente soddisfatto - ecco colui che veramente merita il premio; poiché Fassia ha ragione, che le sue parole possiedono il colore e la musica della Bellezza! -
Josto sposò Leni, ma non accettò né le ricchezze, né il potere, poiché già l' amore donava bagliori nuovi alla sua poesia e maggiore bontà al suo cuore.
Non occorrevano, al giovane poeta, ricchezza e potere, poiché già così si sentiva padrone dell' universo.