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I CAMPI DI ZIA GIUANNICA

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Published in 
LEGGENDE SARDE
 · 2 years ago
I CAMPI DI ZIA GIUANNICA
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Zia Giuannica era una donna avara e crudele, una donna senza coscienza. Aveva un lungo volto verdastro e severo, e due lunghi occhi di volpe, acutissimi e infidi. Nessuno l' amava in quel paesino della Barbagia, nessuno avrebbe mai osato chiederle qualcosa. Persino i mendicanti passavano lontano dalla sua casa, dalle sue terre. Si diceva, e a ragione, che Giuannica si sarebbe fatta strappare la pelle piuttosto che donare qualche manciata del suo grano. Non c' era posto per la pietà nel suo cuore indurito dall' odio e dall' egoismo.
Una volta questa donna perfida vigilava, nella grande aia antistante la casa sontuosa, le numerose bestie intente alla trebbiatura e i servi che si occupavano della raccolta. Torelli impetuosi e vivacissimi cavalli faticavano enormemente su di un enorme ammasso di spighe e di paglia, incitati freneticamente dagli urli severi degli uomini e dal pungolo doloroso. A zia Giuannica non sfuggiva neppure un attimo di quella scena quasi selvaggia. La sua sorveglianza attenta e inflessibile, più ancora del tremendo sole estivo, pareva che opprimesse allo stesso modo servi e animali. Una pur minima sosta a quelle povere creature martoriate dal forte caldo di Sardegna non era assolutamente concessa: gli occhi della donna erano più incalzanti, più spietati del pungolo.
In quell' inferno, un memorabile giorno, bella nonostante la povertà, apparve una giovane mendicante che reggeva amorosamente, fra le braccia scarne, un bambino altrettanto bello, ma assai smagrito. Si diresse costei, con passo umile e sicuro, verso la perfida Giuannica; la quale, a dire la verità, appariva leggermente sconcertata. Gli occhi della donna malvagia scrutarono la mendicante con astio e con severità. Il silenzio si era fatto più pesante dell' afoso caldo estivo; poi, d' un tratto, Giuannica parlò: - Miserabile mendicante- disse alla giovane donna - perché osi venire qui a disturbare le persone che per me, come puoi ben vedere, lavorano tutte? -
La sconosciuta sembrò non avere udite quelle parole; anzi, porse all' avara Giuannica un misero sacco di tela e così la pregò: - Donami un poco di grano, te ne prego; sono assai povera e ho bisogno di soccorso, giacché ho un bimbo da sfamare. Sii generosa con me , e vedrai che il buon Dio saprà, Lui, ancor più generosamente ricompensare la tua buona azione. Donami perciò un poco del tuo grano! -
I servi e le bestie si erano riuniti, in ampio circolo, attorno alla giovane mendicante e sembravano ascoltarla attentamente. Forse anche per questo, gelosa e invidiosa com' era, l' ira di zia Giuannica si levo` alta e spietata come una grande fiamma rossa: - Osi chiedere a me che ti venga donato un poco di grano, indegna pezzente! - sbraitava inviperita l' impietosa proprietaria- hai di già portato sulla mia terra feconda il terribile seme dell' ozio, e perciò io dovrei farti frustare, altro che elemosina!
Qui, sulla mia terra, ricordalo bene, chi non lavora non mangia; e ora vai, vai a portare a spasso la tua vergognosa pigrizia in quelle case ove vigila un padrone meno assennato di me; poiché qui, in casa mia, star senza far niente non è mai concesso! -
La mendicante non insistette; e, stringendosi al petto il proprio bambino, si allontanò fieramente a passi lentissimi. Ma, come per magia, come seguendo un misterioso comandamento, dietro di lei se ne andavano anche tutti i servi della crudele Giuannica, fino a lasciarla completamente sola.
Che fate mai, miserabili canaglie? - strepitava Giuannica, che soffocava di indignazione e di rabbia- Che fate? Dove andate? Siete forse tutti quanti impazziti? Tornate indietro immediatamente! Sono io, la vostra padrona, che ve lo ordino! -
Ma continuavano ad allontanarsi quegli uomini che per tanti anni le avevano ciecamente obbedito. Non ne avevano più paura, adesso, e si allontanavano senza degnarsi di pronunciare una sola parola, senza neppure volgersi indietro.
Cocciuta e presuntuosa, Giuannica pensò di sostituire i suoi servi con la propria volontà possente. Così afferrò il pungolo e si avvento` sulle povere bestie che ancora facevano cerchio. Ma una meraviglia enorme le tolse definitivamente ogni presunzione.
Tutto infatti si era tramutato in pietra: i tori, i cavalli, le spighe, la paglia. L' enorme distesa di terra che si stendeva dinanzi alla casa non era nient' altro, oramai, che una grigia pietraia.
Affranta, la donna cominciò a girovagare senza meta: com' era biondo e lucente il grano nelle aie dei vicini!
Fu così che, nel suo sbandato girovagare, Giuannica incontro` un giorno un vecchio pastore che, a cavallo, se ne tornava all' ovile; e a lui raccontò, piangendo e strillando, l' incredibile storia della giovane mendicante e del suo bimbo smagrito.
Oh, Giuannica, che cosa hai fatto! - l' ammoni` il vecchio pastore dopo che ebbe interamente ascoltato il singolarissimo racconto - donna incosciente e senza cuore, ma tu sai chi è colei alla quale hai voluto negare il poco di grano che ti chiedeva per suo figlio? -
La donna tremava, cominciava a capire...
Tu, o Giuannica- proseguiva quell' uomo saggio - tu hai osato rifiutare l' elemosina alla Vergine Maria. Cieca sei, Giuannica, poiché non hai veduto ciò che anche i tuoi servi hanno veduto; sorda sei, Giuannica, poiché non hai udito ciò che anche i tuoi servi hanno udito. Ma sappi: non sono i tuoi occhi che si sono rifiutati di vedere; non sono i tuoi orecchi che si sono rifiutati di sentire; ma è il tuo freddo cuore di pietra, donna sciagurata, che ti ha impedito di vedere e di sentire! -
Così parlò il vecchio pastore, e la perfida Giuannica, ammutolita e pensierosa, se ne tornò tristemente alla propria dimora.
Dice la leggenda che tale donna crudele, pentita e povera, vivesse infelice e ramminga per molti anni ancora. Si recava nei campi a chiedere l' elemosina di un poco di grano, e portava sempre con sé il misero sacco di tela che la giovane mendicante, in quel giorno indimenticabile, aveva lasciato cadere ai suoi piedi.
Sono povera- diceva adesso la sventurata Giuannica- datemi qualcosa, ve ne prego! -
E tutti le facevano l'elemosina dicendole, però, sempre le medesime parole: - Non meriteresti nulla, donna Giuannica, ma colei alla quale avesti il coraggio di negare anche il minimo soccorso ci impone di essere, nei tuoi confronti, assai più generosi di quanto tu, invece, lo fosti con lei! -
Fu così che, prima di morire, zia Giuannica espresse il desiderio di avere tanta gente attorno al suo giaciglio: - Miei cari fratelli di Sardegna- disse con voce stentata per la grande commozione io, tutti lo sapete, ero una donna molto ricca. Ma anche se tutte le mie ricchezze non si fossero tramutate in pietra, non sarebbero esse la miglior cosa che avrei potuto lasciarvi, ora che la morte è sul punto di arrivare; poiché per esse vi sareste bisticciati, vi sareste offesi. Possiedo, invece, qualcosa di veramente prezioso da donare a voi uomini e donne di Sardegna: la mia esperienza e la mia pena; poiché non ho mai goduto la gioia di aiutare il mio prossimo e so, oggi, che non vi è nulla al mondo che sia più dolce e più importante! -
Ma non c'è bisogno che i Sardi ricordino le parole pronunciate da zia Giuannica in punto di morte, poiché nel cuore nobilissimo degli isolani la pietà è sempre stato un sentimento profondo e tenace.

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