Il fantasma del castello di Burgos
IL FANTASMA DEL CASTELLO DI BURGOS
Il castello di Burgos o del Goceano sorge su un picco granitico ai piedi del monte Rasu a 647 m s.l.m. nella storica regione del Goceano (“Sa Costèra” in sardo).
Venne probabilmente edificato durante la prima metà del XII secolo per volere del giudice di Torres Gonnario Comita de Lacon-Gunale. Si compone di una triplice cinta muraria , di muri perimetrali (che circondano un cortile interno) e della grande torre maestra che supera i 10 metri d'altezza.
Nel 1194, durante la lotta fra il giudicato di Torres e il giudicato di Cagliari, fu teatro di un brutto episodio che ebbe per protagonista il giudice calaritano Guglielmo I Salusio IV, il quale ,dopo aver preso di assalto il castello, si macchiò di violenza carnale nei confronti della moglie del giudice turritano, la catalana Prunisinda, che perì di lì a poco a Santa Gilla.
Passò per breve a Pisa e fu poi rioccupato dal giudicato di Torres. Alla morte di Barisone III di Torres (1233), la sorella, Adelasia di Torres, sposò Enzo di Hohenstaufen, figlio dell'imperatore Federico II, che divenne Re di Sardegna. Il matrimonio durò poco perché alla cattura di Enzo da parte dei bolognesi Adelasia si ritirò nel castello in prigionia volontaria fino alla sua morte.
Il suo nome corretto sarebbe "Castello del Goceano" in quanto venne fondato prima che il paese di Burgos sorgesse. Il paese fu fondato dal donnicello Mariano, Conte del Goceano, come nuova colonia di servi sbandati, famiglie bisognose, contadini senza terra, ex militari provenienti dai feudi aragonesi o dai territori dei Doria. Arrivarono in gran quantità e trovarono prima di tutto la libertà personale garantita in perpetuo dalla legge e ricevettero campi da coltivare e pascoli per il bestiame con facoltà di venderli alienarli e trasmetterli agli eredi.
Il castello passerà poi con alterne vicende ai Genovesi, al ramo sardo dei Doria, al giudicato di Arborea e infine agli Aragonesi che lo abbandonarono lasciandolo in rovina.
Nel 1420 fu occupato per breve tempo da Bartolo Manno, un ribelle fiancheggiato da un gruppo di barbaricini ribelli alla corona e fedeli al vecchio giudicato ormai trasformato in marchesato. Bartolo vi trovò la morte nel 1422, dopo che il castello fu espugnato dal marchese che se ne riappropriò.
LEGGENDA DI DON BLAS
Si narra del fantasma di un cavaliere medievale, tale Don Blas d'Aragona, tra le rovine del castello, descritto come gigantesco e terribile, che non perdona chiunque osi disturbarlo. La leggenda vuole che un pastore, in cerca di una pecora smarrita, entrò casualmente nei sotterranei del Castello di Burgos. Nella penombra il suo piede urtò qualcosa e quando accese un fiammifero vide che sul pavimento c'era un paiolo ricolmo d'oro. Pronto a prenderlo subito il pavimento e le pareti iniziarono a tremare; il poveretto ricordatosi della leggenda del fantasma fuggì terrorizzato e corse dal prete a cui supplicò di liberarlo dallo spavento leggendogli le sacre scritture (credenza peraltro ancora viva questa di credere di liberarsi dallo spavento con la lettura delle scritture).
Il prete incuriosito dalla storia raccontatagli dal pastore si recò al castello in compagnia di un sacrestano e, muniti di paramenti sacri, acqua benedetta e libri necessari agli esorcismi, s'incamminarono al castello con l'intenzione d'impadronirsi dell'oro. Seguirono le indicazioni fino ai sotterranei ma una volta di fronte al paiolo il sacrestano non seppe resistere alla tentazione di afferrarlo. Il prete non fece in tempo a pronunciare le formule per scacciarlo che apparve il Cavaliere fantasma e bruciò immediatamente i due con una pioggia di fuoco. Da allora, per quanto si sa, nessuno si è mai più cimentato nell'impresa.
Si pensa che Don Blas non sia altro che Giovanni di Basso (casata de Serra Bas) il quale ribellatosi contro il fratello Mariano IV d'Arborea, fu da questi tenuti in prigionia nella fortezza dal 1349 alla sua morte avvenuta nel 1376. I possedimenti furono requisiti dal fratello, ed invano la moglie di Giovanni, Sibilla, sfuggita grazie ad uno stratagemma, reclamò i possedimenti del marito. Giovanni era signore di Bosa e Monteacuto nonché proprietario dei centri abitati di Bibisse, Onifai, Galtellì, Lula, Majore, Telti, Cares, Verre, Putzulu, Talaniana, Ozieri, Arzachena e Olbia.
Nella foto vista sul Castello di Burgos all'inizio del '900 e oggi