Polymer clay
Oggi per #artsandcrafts parliamo di POLYMER CLAY!
Polymer clay letteralmente significa 'argilla polimerica', un composto modellabile termoindurente fatto di particelle di PVC, ammorbidenti e pigmenti colorati.
Con 'termoindurenti' si intende che tali paste non solidificano all'aria ma solo mediante una cottura fra i 110° e i 150°, in un forno apposito e con molta attenzione a tempi e modi. Di per sè, infatti, non è un materiale nocivo ma i fumi sono tossici.
C'è da dire che negli ultimi anni sono state intensificate le ricerche per rendere il prodotto più ecologico e meno inquinante sia per l'aspetto del materiale che per l'utilizzo di energia.
L'azienda più famosa, la FIMO, ha creato il FimoAir Natural che contiene elementi più ecologici e non è termoindurente, infatti asciuga all'aria.
Questa pasta viene molto utilizzata per fare graziosi pupazzi, sculture, gioielli e anche oggetti per la casa
LAVORAZIONE
Poichè le paste modellabili (Polymer Clay) tendono a sporcarsi facilmente è importante che il piano di lavoro, gli attrezzi e le mani siano perfettamente puliti, non indossare abiti scuri o che rilasciano fibre. Alcuni colori di paste macchiano le mani più di altri, si possono usare dei fazzolettini bagnati quando si passa da un colore ad un altro, oppure lavorare con dei guanti in lattice usa e getta.
Per rendere morbide le paste sintetiche bisogna lavorarlo con le mani poichè con il calore delle mani si ammorbidisce e diventa modellabile. Per aiutarsi in questo si possono aggiungere alcune gocce di olio comune o si può scaldare un pò di materiale sotto una lampada perchè il calore, quando non eccessivo, ammorbidisce le paste, mentre superata una certa temperatura le indurisce.
Esiste in commercio un prodotto della ditta che fa il Fimo, che si chiama MixQuick. E’ un panetto bianco più grande di quelli dei normali colori Fimo. Questo materiale (che è abbastanza morbido) si aggiunge alle paste modellabili quando sono troppo dure, ed aiuta a renderle più malleabili senza influire sul colore. La ditta Sculpey produce invece lo sculpey diluent che ha pressochè la stessa funzione ma è in verione liquida.
Un altro metodo per ammorbidire le paste è usare un vecchio tritatutto (che non si userà mai più per il cibo ), soprattutto quando si devono lavorare grandi quantità di Fimo, magari mescolando più colori. Le lame del tritatutto spezzettano il fimo in piccolissime palline, riscaldandolo leggermente così che dopo impastarlo è cosa da niente. Gli unici accorgimenti, abbastanza ovvi, sono di mettere il Fimo rotto a pezzetti, mai un blocco unico; di non tritare troppo a lungo per evitare surriscaldamenti; e di pulire sempre molto bene la ciotola per evitare di sporcare il colore successivo.
Al contrario se la pasta è troppo morbida la si può rendere più compatta pressando un panetto tra due comuni fogli di carta e lasciandolo così tutta la notte. Il plastificante si trasferirà dalla pasta alla carta.
Per stendere una sfoglia molto sottile si può utilizzare il mattarello acrilico o la macchine stendipasta e per renderlo meno appiccicoso o per non farlo attaccare agli stampi si può utilizzare il borotalco.
Tra gli attrezzi essenziali per ottenere un taglio perfetto c’è la lametta da barba americana, più rigida rispetto a quelle nostrane, le lame apposite per le paste modellabili, il coltellino di precisione, tagliabiscotti, stampini e perforatori sagomati.
Una volta cotte le paste possono essere facilmente incise, tagliate, segate, limate o forate, se ancora calde sono più facili da tagliare.
COTTURA
Le paste sintetiche (Polymer Clay) non sono tossiche, tuttavia è preferibile non metterle a contatto con gli alimenti soprattutto da crude e lavarsi con cura le mani. I loro fumi sono tossici solo se bruciano ed è bene areare i locali dopo la cottura.
Si possono cuocere in un normale forno elettrico da cucina preriscaldato ad una temperatura compresa tra 100°C e 120°C (fino ad un massimo di 130°C) per 20/30 minuti per farle indurire e durare nel tempo, a seconda della grandezza e dello spessore degli oggetti. Più si sale con la temperatura, più solidi saranno i legami tra e molecole, più resistente sarà l’oggetto.
Si consiglia di comprare un piccolo fornetto solo per la cottura delle paste sintetiche perché (solo) nell’eventualità che brucino potrebbero rilasciare dei fumi nocivi.
Se si usa il forno di casa in cui dopo si cucina è opportuno mettere gli oggetti dentro ad un contenitore in metallo o pirex da utilizzare solo a tale scopo e coprirlo per tutto il tempo della cottura. I supporti migliori su cui cuocere sono il vetro ( si può utilizzare anche un vetro di una cornice a giorno) e le piastrelle in ceramica.
Le paste modellabili (Polymer Clay) assolutamente non vanno mai cotte in microonde è sconsigliato anche il forno a gas perchè non è garantita la costanza e la distribuzione della temperatura, l’ideale è il forno elettrico ventilato.
Dopo la cottura possono verificarsi alcuni inconvenienti: se la pasta si sbriciola quando si prova a tagliarla non è sufficientemente cotta, se troppo cotta invece annerisce e diventa più lucida e gommosa.
Le paste sintetiche modellabili possono essere cotte in forno a basse temperature e alcune anche in acqua bollente ( ad esempio il cernit ). La cottura o anche “vulcanizzazione” del materiale conferisce durezza, il principio interessante di questo materiale è la polimerizzazione: tra i 100° ed i 130° C le molecole dei polimeri della pasta si incrociano, creando dei legami tra di loro quindi la pasta si indurisce.
I 100 ° sono consigliati per i forni elettrici termoventilati, nel forno a gas non è garantita la costanza e la distribuzione della temperatura, il microonde non va assolutamente utilizzato cocendo l’oggetto dall’interno potrebbe deformarlo, creare delle crepe o addirittura farlo scoppiare. Se il forno non è termoventilato, la temperatura potrebbe non essere la stessa dappertutto. A seconda della grandezza del pezzo la cottura può andare da 15 a 30 minuti, in ogni caso se un pezzo non è cotto bene, si può anche ricuocere più volte.
Alcuni colori possono scurire con la cottura, specialmente se la temperatura è troppo alta.
E’ importante infatti non superare la temperatura indicata sulla confezione, altrimenti la pasta può bruciare e rilasciare fumi leggermente tossici; un oggetto non cotto per un tempo sufficientemente lungo o a una temperatura troppo bassa rimarrà fragile o, al momento di un eventuale taglio tenderà a sbriciolarsi, invece se si cuoce troppo il pezzo diventa quasi gommoso.
Durante la cottura la pasta puzza un po’, è normale e non nocivo. Come il suo nome l’indica, è una pasta sintetica, niente di naturale, conviene quindi aerare bene il forno e l’ambiente dopo la cottura della pasta sintetica, non toccare né il cibo né la bocca durante la lavorazione e lavarsi le mani con cura dopo. Non riutilizzare per la cucina gli stessi strumenti e contenitori utilizzati per la pasta sintetica.
Il termostato dei forni spesso non è molto attendibile, si può controllare la temperatura con un termometro interno (costano tra i 5 ed i 7 euro) oppure fare un “test” prima di cuocere il materiale: riscaldare il forno alla temperatura che indica i 130 gradi, mettere un foglio di carta bianco nella zona centrale del forno del forno. Se il foglio dopo 30 minuti è ancora bianco al massimo color crema chiaro sui bordi vuol dire che il tuo forno non ha superato i 130 gradi. Se il foglio cambia colore evidentemente occorre abbassare la temperatura. In tal caso bisogna lasciar raffreddare il forno e continuare a fare prove con il foglio bianco, fin quando non rimane bianco. Se non si è ancora sicuri si può fare una “prova del nove” infornando un pezzettino di pasta bianca traslucida: si ingiallisce vuol dire che la temperatura è un po’ troppo alta.
Si devono introdurre gli oggetti quando il forno è già a temperatura e aspettare che si raffreddino prima di tirarli fuori.
Una volta cotta la pasta modellabile rimane flessibile finchè non si è raffreddata, è una caratteristica utile se si vogliono piegare leggermente gli oggetti e dargli una nuova forma tenendoli e passandoli sotto l’acqua corrente fredda.
Se si usa il forno in cui dopo si cucinano alimenti, è opportuno mettere gli oggetti dentro ad un contenitore e coprirlo per tutto il tempo della cottura, eventualmente si può utilizzare un contenitore in metallo o in pirex per controllarne l’interno.
Se si utilizza molto il forno per la cottura di questi lavori, è consigliabile procurarsene uno elettrico piccolino, e tenerlo solo per questo uso. Se però si usa raramente, per piccole e brevi cotture, non ci sono problemi a utilizzare quello di casa, con le suddette attenzioni.
Per evitare che gli oggetti in fase di cottura diventino lucidi nella parte a contatto con il piano di cottura, se ne può cospargere lievemente la superficie con il borotalco. Il talco mantiene staccata la pasta dalla superficie ed inoltre (è uno dei componenti del materiale) crea nella superficie una zona meno soggetta alla deformazione perché ha una percentuale maggiore di carbonato di calcio. Se dopo cotto quel lato avesse un velo bianco basta passare un panno umido e tutto va via.
Nel caso di forme complesse si possono cuocere le parti in differenti fasi; man mano che si va avanti con la modellazione, è molto più facile aggiungere dettagli sul pezzo ormai indurito. Per rendere resistente il punto d’unione tra la pasta cruda e quella già cotta si dovrebbero attendere 24 ore prima di infornare in modo che il solvente presente nella pasta cruda penetri in quella cotta formando dei legami, in alternativa si può mettere una goccia di liquid tra le parti o un pochino di colla vinilica , non usare mai l’attack se si intende ricuocere, produce gas molto tossici.
Per cuocere i pezzi si possono mettere su un foglio di carta da cucina piegato in quattro su un vetro o su una piastrella in ceramica, così il pezzo da cuocere appoggia su un fondo morbido e non si formano delle indesiderate zone appiattite e lucide nel punto in cui il pezzo appoggia al vetro (a meno che , invece, questo non sia l’effetto desiderato).
La cottura tramite bollitura si può fare per oggetti non troppo grandi e non con tutte le paste, si deve portare l’acqua all’ebollizione e poi metterci i pezzi dentro, lasciandoli qualche minuto, puo’ essere utile l’utilizzo di un pentolino in terracotta che ha il vantaggio di non far muovere troppo gli oggetti durante la bollitura.
Consigli per la cottura delle perline o oggetti tondeggianti: può accadere che il lato a contatto diretto con la teglia si appiattisce, si possono mettere a cuocere appoggiate su un pezzo di carta da forno, le palline distribuendo il peso su una V non si deformano, in alternativa su foglio di fibra in poliestere (la trama di questo tessuto non si imprime sulle perline e la temperatura di cottura non è abbastanza alta da sciogliere le fibre in poliestere) o infilate su uno spiedino in legno ( che dara però un buco abbastanza grande) sistemato in orizzontale tra due supporti ( si possono fare con degli avanzi di pasta ), o acquistate l’apposito supporto, prodotto da diverse ditte che si chiama bead rack.
VERNICIATURA E LUCIDATURA
Per quanto riguarda la vernice di finitura sono assolutamente da consigliare quelle delle stesse ditte che producono le paste, in quanto con queste vernici si ha garanzia di non avere spiacevoli inconvenienti in futuro. Con altre vernici e flatting c’è il rischio che non asciughino lasciando gli oggetti appiccicosi, oppure che asciughino in un primo tempo ma che successivamente facciano reazione con la pasta e tornino ad essere appiccicosi.
Le paste sintetiche (Polymer Clay) non necessitano di vernice protettiva, non perdono colore e non vengono danneggiate dal contatto con l’aria come può accadere alla pasta al sale.
Fondamentalmente serve una protezione se si usano i pigmenti o se si colora dopo la cottura.
La verniciatura può anche proteggere le paste polimeriche prima di dipingerle, questo poichè dopo qualche tempo su alcuni tipi di pasta la pittura inizia a sbavare.
Per dare maggiore stabilità ai pezzi aggiunti non è indispensabile la verniciatura, ma anche in una seconda cottura si può usare il fimo liquid o una goccia di colla vinilica.
Per cuocere gli oggetti in pasta polimerica (Polymer Clay) si può usare una lastra di vetro, la parte a contatto con il vetro diventa lucida, ma per avere un risultato perfetto bisogna far aderire tutto l’oggetto al vetro altrimenti rimangono le bollicine dove non aderisce al vetro, può funzionar bene quindi solo con oggetti con il lato piatto da lucidare.
Personalmente lucido sempre le mie creazioni, soprattutto i bijoux, trovo che rinforzi il contrasto dei colori e dia luminosità alla pasta. Per lucidare le perline si posso infilare su degli stuzzicadenti e sistemarle su un piatto in polistirene (quelli in cui è venduta la frutta nei supermercati), si possono infilare su un filo sospeso alle estremità, oppure si può utilizzare il bead rack.
La finitura migliore si ha lucidando la pasta con la vernice apposita, in commercio ce ne sono con finitura lucida e satinata, a base di acqua o a solvente e sono prodotte dalle stesse ditte che producono le paste modellabili.
E’ vivamente sconsigliato usare smalto per unghie, lacche trasparenti o altre finiture a base di solvente, poichè possono reagire con la pasta rendendola molle e appiccicosa anche a distanza di tempo. Il “famoso” Vernidas è una delle vernici che fa reazione, rimane appiccicoso e non asciuga mai, stesso risultato con la vernice trasparente per il legno, stesso difetto con la vernice spray acrilica, ma fa reazione dopo qualche giorno specialmente se gli oggetti sono esposti al sole. Le vernici all’acqua non specifiche tendono a spellarsi nel tempo, lo smalto per unghie sostanzialmente è instabile, a volte ingiallisce a volte appiccica, a volte screpola, a volte fa reazione dopo mesi.
Se avete degli oggetti che sono diventati ormai appiccosi alcune volte si riesce a “salvarli” pulendoli con detergente neutro e rilucidandoli con la vernice apposita.
Dopo aver dato il lucido il pennello deve essere pulito , altrimenti rischia di indurire irreversibilmente. Con i lucidi all’acqua basta appunto l’acqua per pulirli ed al massimo un pò di sapone neutro, con quelli a solvente in genere sulla bottiglietta c’è indicata la modalità per pulire il pennello ( alcool o benzina o trielina, secondo il solvente di cui è composta la vernice ). Per conservare nel modo migliore il pennello dopo la pulitura è ideale inumidirlo con un pò di balsamo per capelli o ammorbidente per tessuti.
Dopo la lucidatura gli oggetti non si possono assolutamente reinfornare, la vernice è infiammabile e i fumi della cottura diventano tossici.
PRODOTTI CONSIGLIATI PER RIFINIRE E LUCIDARE
- Glanzlack di Fimo Staedtler: la “Gloss Varnish” che è a base d’acqua, asciuga in 30 minuti al tatto (24 ore per l’asciugatura completa)
- Carteggiatura: si deve eseguire con una carta molto fine – da carrozziere da 2000 a 3000 almeno – con acqua e sapone. La carta con la grana sbagliata può graffiare irrimediabilmente gli oggetti. Si inizia con la grana più grossa e si prosegue via via con la più fine. In ultimo si passa un panno morbido ed eventualmente la cera per pavimenti [ leggo spesso consigliata sul web la cera francese Klir ] : viene utilizzata strofinando il pezzo a mano con un panno di lana o un pezzo di jeans (deve essere un panno morbido e asciutto), oppure con i panni del trapano tipo Dremel. C’è in commercio anche il kit micromesh che un set di carte abrasive e liquidi che lucidano a specchio (commercializzato principalmente per il decoupage). I teli contenuti nel kit vanno da gradazione 2400 a gradazione 12000 concepiti per l’aeronautica, il restauro o il modellismo, inoltre ci sono i liquidi che lucidano e tolgono elettricità statica.
- Resina bicomponente: prodotto reperibile facilmente in ferramenta ultimamente diffuso anche come prodotto per hobbistica da diverse aziende, è un prodotto basato su due componenti: resina ed indurente. Dal miscuglio dei due componenti ne risulta una lacca trasparente e finemente lucida che con il passare del tempo diventa sempre più densa e nel giro di 18/24 ore indurisce diventando secca e liscia come uno specchio, resistente e antigraffio. Non occorre diluire in quanto il prodotto è già pronto all’uso. Se usata su oggetti modellati in pasta occorre fare particolare attenzione affinchè non coli e non formi acumuli, si può usare anche per inglobare piccoli oggetti, colandola in appositi stampi in silicone.
(Fonte testi Diana Crialesi e G Round)
Eccovi quindi un filmatino che vi aiuta a realizzare un bellissimo Bradipo!!!
https://m.youtube.com/watch?v=dzl-ZYylFnk
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