L' ubriaco e il lampione
Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa.
Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto.
"La mia chiave," risponde l’uomo, ed entrambi si mettono a cercarla.
Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all’uomo ubriaco se è proprio sicuro di averla persa lì.
L’altro risponde:
"No, non l'ho persa qui, ma là dietro. Solo che là è troppo buio."
Questa storia è uno dei tanti capolavori contenuti nel libro “Istruzioni per rendersi infelici” scritto dallo psicologo Paul Watzlawick.
Nella vita di tutti i giorni noi ci comportiamo proprio come degli ubriachi che hanno perso le chiavi: affrontiamo i problemi restando attaccati ai nostri “lampioni mentali”.
Voglio dire che cerchiamo soluzioni sempre nello stesso modo, muovendoci solo entro i confini illuminati. È molto raro che troviamo il coraggio di guardare nel buio, anche quando sappiamo che la soluzione giusta è lì, fuori dalla luce che ben conosciamo.
È comodo stare dentro la zona di comfort, ma non sempre è la cosa migliore.
Purtroppo, a volte, la zona di comfort diventa una prigione. I problemi irrisolti ce li portiamo dietro. Come quando facevamo le equazioni a scuola. “Tanto poi si semplifica” pensano gli studenti davanti a numeri poco convincenti. Poi, riga dopo riga, calcolo dopo calcolo, non si semplifica nulla. Anzi, l’errore iniziale diventa sempre più mostruoso travolgendo nella sua insensatezza anche i calcoli corretti.
Alla fine, il risultato non coincide con quello del libro.
Non basta chiedersi cosa c’è fuori dalla luce del lampione, bisogna andare a cercare.