Foto per il concorso: Che cosa Mi manca --> Mi manca un cuore che batte
Mi Manca un cuore che Batte
Siamo soliti
apprezzare e desiderare le città. Più le abbracciamo, più ci inglobano.
Ma queste città sono spesso ammassi di cemento e ferramenta e non di
stelle. Un colore grigio ci pervade. A volte si copre l'illusione con un
colore di tinta pastello che tende a comfortarci l' animo. L' albero
diventa esattamente come l'albero dell'oasi nel desento. L'aria è
pesante poichè è desaturata di ossigeno proprio come questa foto.
Notavo
questo semplice gabbiano, uno dei tanti e nessuno in particolare. Un
essere vivente con un cuore che batte, e che si muove nei cieli di
questi luoghi. Ha difficolta a trovare un riparo tra i rami, e allo
stesso tempo ha difficoltà ad appoggiarsi nei cornicioni di questo
edifici, spesso riempiti di puntoni al solo scopo di fare male. Io al
suo posto mi sentirei parecchio a disagio.
Eppure
non ho potuto fare a meno di chiedermi se quell'edificio alle sue
spalle avesse invece deciso di ispirarsi a lui nella sua genesi, perchè
privo di mente risulta creatività ed essere. Guardare il resto in queste
situazioni è inevitabile.
Non riesco a
fare a meno di notare come la linea di limite col cielo, sia molto
simile alla linea del profilo del gabbiano. Ma che dico, non solo
quella, ma tutto il profilo dell' edificio racchiuso nell'inquadratura.
Quando studiavo architettura si facevano parecchi esercizi di
tracciamento delle linee. Un architetto disegna linee dritte, a limite
tremolanti, ma sempre dritte. Non deve esserci esitazione nel tracciare.
Non bisogna avere paura della penna. La penna è nostra amica perchè non
si cancella, e se sbagli la linea, ci ripassi sopra. Dunque si a linee
tremolanti e dritte, ma addio alle linee curve. Ricordo le seguenti
parole scolpite a scalpello nei miei ricordi: " le linee dritte esistono
solo in natura".
E in questa foto, quelle parole sono ritornate nella mia mete.
Il gabbiano segue lo stesso profilo dell' edificio, ma con linee curve.
Poi
mi affascina anche il colore della coda. Un colore che scurisce verso
un nero. E l'edificio riprende lo stesso concetto con uno sbalzo che
inevitabilmente va a creare una barriera dalla luce e quindi una zona
d'ombra, una zona scura.
Le analogie sono inevitabili. Penso che l'edificio si sia ispirato a qualcosa simile a questo gabbiano per determinarsi.
E
dunque, davanti a questa sfida mi chiedo chi vinca. Non voglio usare
parole come la copia e l'originale, perchè non saprei a chi o cosa
attribuire cosa o chi.
L'edificio è li, forse immortale, Il gabbiano ora c'è e ora non c'è.
L'edificio
può darmi un riparo dalla pioggia, ma senza le macchine per produrre il
riscaldamento, l'edificio non può darmi calore. E allora l'analogia che
io vedo con la città è fortissima. E' un luogo ammirato e un progetto
ambito nella carriera di un qualsiasi Architetto, come me. Vogliamo
riempire i nostri buchi dell'essere con la realizzazione personale come
questa appena spiegata, ma poi rimaniamo freddi perchè raggiunto un
obiettivo ci si lancia subito al prossimo. Ma poi... l'unica cosa che
andremmo alla fine a cercare sarà il gabbiano. Un essere vivente che
grazie al suo cuore che batte, è in grado di riscaldare se stesso, e il
suo ambiente circostante.