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BFi numero 13 file 04
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---------------------[ BFi13-dev - file 04 - 20/08/2004 ]-----------------------
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-[ DiSCLAiMER ]-----------------------------------------------------------------
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-[ C0LUMNS ]--------------------------------------------------------------------
---[ i "DECENNALi" DEL 2004 ]---------------------------------------------------
-----[ Giancarlo Livraghi <gian@gandalf.it> http://gandalf.it ]-----------------
I "decennali" del 2004
Giancarlo Livraghi
<gian@gandalf.it>
Che siano passati dieci anni, piuttosto che nove o undici, da questo o
quell'evento non e' particolarmente importante. Ma le "ricorrenze", per quanto
convenzionali, sono un'occasione per dare un'occhiata al percorso che ci ha
portati al punto in cui siamo. Nella storia dell'Internet il 1994 e' l'anno di
alcuni notevoli cambiamenti (sull'evoluzione storica della rete vedi la
"cronologia" [http://gandalf.it/offline/2004.htm] in appendice a "L'umanita'
dell'internet").
Solo chi era in rete prima di allora ricorda il mondo dei BBS - la principale,
se non l'unica, risorsa a disposizione di chi non aveva il privilegio, a quei
tempi raro, di poter usare l'internet (che era accessibile solo in alcune
universita' e istituzioni pubbliche).
A questo proposito c'e' un altro anniversario - che si riferisce a vent'anni
fa.
C'erano "bulletin board system" in America dal 1972, ma i collegamenti
internazionali cominciarono nel 1984 - e nello stesso periodo nacquero i
primi bbs in Italia. Nel 1994 ce n'erano duemila nel nostro paese: un numero,
per l'epoca, tutt'altro che piccolo.
Ma da allora, con la crescente diffusione dell'internet, comincio'
l'inevitabile declino - non dei bbs come comunita' online, che continuano a
crescere e moltiplicarsi, ma come tecnologia e metodo di collegamento.
Molti, in Italia come in gran parte del mondo, dieci anni fa ignoravano
l'esistenza dell'internet - o ne avevano solo vagamente sentito parlare. Anche
alcuni anni piu' tardi c'era qualcuno, abituato alle reti di BBS o ai sistemi
interni delle multinazionali, che diceva: <<Curioso... che cos'e' quella roba
li' con la chioccioletta?>>.
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Alla fine del 1994 cominciarono a diffondersi le offerte di accesso
all'internet. Ne segui' una proliferazione di "provider", che divennero
centinaia, anche se non coprivano ancora tutto il territorio - in Italia come in
altri paesi.
I modem a 4800 bps sembravano piu' che sufficienti (e lo erano, perche' con un
po' di attenzione a evitare sovraccarichi si andava piu' svelti di quanto accada
oggi con connessioni molto piu' veloci).
La rete era vispa, giovane e snella - libera da quei malanni di bulimia di cui
poi ha sofferto e di cui fatica a guarire.
C'era in alcuni una viva speranza, in altri una strana paura. In buona parte e'
ancora cosi'. Riprendero' questo argomento alla fine. Ma intanto ritorniamo al
1994.
Si cominciava a parlare diffusamente di "world wide web" - che esisteva dal
1990, ma solo nel 1994 comincio' ad avere una larga diffusione. La
sovrapposizione dei due sviluppi e' il motivo per cui molti pensano che internet
e web siano la stessa cosa. Con conseguenze bizzarre - e talvolta perverse.
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Alla fine del 1994 c'erano quasi sei milioni di "host" internet nel mondo, un
milione in Europa, 30.000 in Italia. Erano dimensioni straordinarie rispetto a
quello che si poteva immaginare dieci anni prima. Ma piccole in confronto allo
sviluppo che c'e' stato nei dieci anni seguenti.
Nel 1994 cominciavano a circolare ipotesi fantasmagoriche su un'immaginaria
crescita "esponenziale". Di quelle bizzarrie si e' perso il ricordo. Ma sono da
dimenticare anche le delusioni che seguirono, perche' la rete, con un progresso
piu' solido e realistico, continua vigorosamente a crescere (sullo sviluppo
dell'internet in Italia, in Europa e nel mondo vedi la sezione "dati"
[http://gandalf.it/dati/index.htm]).
Non solo nel 1994, ma anche dieci anni prima, erano evidenti quei fenomeni di
manipolazione finanziaria che continuarono a crescere fino al 2000 quando la
"bolla" raggiunse, come la rana della favola, la sua massima espansione - per
poi, com'era inevitabile, sgonfiarsi.
Un'opinione ancora oggi diffusa, quanto infondata, e' che quel fenomeno fosse
nato dalle esagerate aspettative di un'immaginaria "nuova economia". C'e' stata,
e' vero, una serie di speculazioni azzardate nell'area della cosiddetta "alta
tecnologia". Ma questa e' una conseguenza, non la causa, del clima speculativo
che aveva preso il sopravvento non solo in borsa, ma anche nella gestione delle
imprese. Come dimostrano le catastrofi in tutt'altri settori di attivita'. Anche
in questo caso, come per altri grossi problemi, e' importante capire meglio le
cause, per poter piu' efficacemente trovare le soluzioni (vedi "L'equivoco della
'bolla'" [http://gandalf.it/mercante/merca71.htm#heading03]).
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Nel 1994 nacque Netscape. Di cui al giorno d'oggi si scrivono le necrologie.
Questo tema merita un approfondimento a parte (vedi "La triste fine di Netscape"
[http://gandalf.it/nodi/netscape.htm] e "Il dilemma dei browser"
[http://gandalf.it/offline/off61.htm]). Ma e' malinconica la diffusa
rassegnazione all'idea che esista un solo browser e che non ci siano alternative
- ne' stimoli a far meglio.
Naturalmente non e' vero, perche' anche se AOL, nella sua profonda crisi
[http://gandalf.it/mercante/merca69.htm#heading03], ha rinunciato a sostenere
Netscape, ci sono, per chi le vuole, soluzioni diverse. Ma e' preoccupante che
si consideri accettabile un monopolio inconciliabile con la natura intrinseca
dell'internet - come di ogni libera e aperta comunicazione umana.
Nel 1994 la Microsoft, che stava consolidando il suo monopolio del software, non
si era accorta dell'internet. Non solo non ha mai avuto (come, chissa' perche',
qualcuno immagina) alcun ruolo nella nascita e nello sviluppo della rete, ma
quando divenne chiaro che l'internet stava diventando importante si trovo'
completamente spiazzata. Tento', negli anni seguenti, di correre ai ripari -
creando, fra l'altro, un proprio "network", che ha trovato un suo spazio, ma
molto inferiore alle ambizioni di chi e' abituato a posizioni dominanti.
Riusci', qualche anno piu' tardi, ad assumere il controllo di alcuni strumenti
(incorporando browser e gestione "e-mail" nel suo sistema operativo). Nonostante
quei vantaggi, non e' riuscita a impadronirsi dell'internet. Ma non e' il caso
di illudersi. Continuera' a tentare di farlo, come parecchi altri che vedono con
fastidio spazi di comunicazione capaci di sfuggire al controllo dei sistemi
centralizzati e omogeneizzati.
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Nel 1994, in un sottoscala a Seattle, Jeff Bezos e alcuni amici stavano
armeggiando intorno a quella che l'anno dopo sarebbe diventata Amazon. Data
mille volte per morta, la libreria piu' nota nel mondo continua a crescere e a
prosperare. E sara' difficile sconfiggerla se restera' fedele ai criteri di
servizio su cui si e' basata alle origini.
Ma non deve dimenticare cio' che diceva, alcuni anni fa, il suo fondatore. <<Le
imprese che credono di poter contare sulla fedelta' di marca sono matte. I
clienti ci sono fedeli se non approfittiamo della loro fiducia. Non ci si puo'
riposare sugli allori. I clienti ci sono fedeli fino all'istante in cui qualcun
altro offre un servizio migliore>> (vedi un'intervista a Jeff Bezos
[http://gandalf.it/mercante/merca43.htm#heading03] pubblicata nel 2000).
Un'impresa che opera in un mercato reale e competitivo non puo' contare su
rendite di posizione. Se Amazon, appesantita dalla dimensione, perdesse qualita'
di servizio potrebbe trovarsi in difficolta' - come e' accaduto ad altri che
sembravano inattaccabili.
Intanto, in generale, le cose si evolvono anche nell'uso commerciale della rete.
Fra le leggende di questi dieci anni c'e' il tante volte annunciato, e mai
avvenuto, improvviso "decollo" dell'"e-commerce".
Ma lontano dalle false profezie e dalle luci ingannevoli della ribalta c'e' una
crescita reale e continua. Meno mirabolante di quella che si immaginava - e
percio' piu' solida e concreta (vedi "Alti e bassi del 'commercio elettronico'"
[http://gandalf.it/mercante/merca71.htm#heading01]).
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Nel 1994 usci' il primo quotidiano online in Italia - l'"Unione Sarda". A solo
un anno di distanza dal primo nel mondo, che fu il "San Jose Mercury News" nel
1993 (seguirono poi "Il Manifesto" nel 1995, "La Repubblica" e "Il Sole 24 Ore"
nel 1996, "La Stampa" e il "Corriere della Sera" nel 1998).
Comincio' nel 1994 anche una sfortunata avventura dell'editore dell'"Unione
Sarda", che si lancio' in un'ambiziosa iniziativa chiamata "vol" (Video On
Line). Come altre operazioni di quel genere, fu largamente acclamata al suo
inizio, dimenticata nel suo tramonto.
Fu una vicenda sintomatica delle false speranze che portarono, in quel
periodo, a molti tentativi di impadronirsi dell'internet per ricavarne
guadagni che sembravano facili, ma si sono rivelati impossibili.
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Nel 1994 in Italia ci fu un evento oggi dimenticato, ma che allora ebbe un'eco
internazionale come "la piu' massiccia operazione di sequestri di servizi
telematici nella storia mondiale". Vedi "1994, 2004... '1984' - la storia
continua" [http://gandalf.it/free/1994.htm]).
Non si e' ripetuta, nei dieci anni seguenti, una strage come quella - ma sono
continuate, e ancora oggi continuano, varie forme di persecuzione contro la
liberta' di informazione e di dialogo in rete (vedi i parecchi articoli nel sito
[http://gandalf.it/free/home.htm] sulle molteplici "crociate" contro
l'internet).
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Insomma il 1994 non fu un anno "come tanti altri" nell'evoluzione dell'internet.
Segno' una fase di cambiamento. Il principio della fine di un'epoca che e'
inevitabile, per chi c'era, ricordare con nostalgia. Non solo perche' ci
sentivamo un po' speciali, sulle orme dei (pochi) pionieri che ci avevano
preceduto. Ma anche perche' avevamo la sensazione (o l'illusione?) di avere
aperto le porte di un nuovo mondo, di possibilita' prima impensabili di scambio,
di conoscenza, di comunicazione.
Non c'e' stata quella grande innovazione culturale che qualcuno immaginava (e
che e' concretamente possibile, ma dipende da evoluzioni umane, non dalle
tecnologie). Ma l'internet c'e' - e rimane, per chi la sa usare, uno strumento
ricco di risorse che non abbiamo finito di scoprire.
C'e' anche chi, oggi come allora, ha un'imbarazzata e confusa paura della rete -
e continua a tentare di reprimerla o "demonizzarla". La liberta' di informazione
e di opinione, in questa come in altre sue manifestazioni, e' ancora oggi
insidiata, anche da chi finge di proteggerla o incoraggiarla. La partita e'
aperta ed e' improbabile che si concluda in pochi anni - o decenni. E' difficile
prevedere se, e come, le cose saranno cambiate nel 2014.
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