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BFi numero 09 anno 3 file 05 di 21

eZine's profile picture
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Butchered From Inside
 · 5 years ago

  

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-------------[ BFi numero 9, anno 3 - 03/11/2000 - file 5 di 21 ]-------------
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-[ C0LUMNS ]------------------------------------------------------------------
---[ SPAGHETTi CRACKER?
-----[ Stefano Chiccarelli <neuro@olografix.org>


26/06/2000 di ritorno dall'hm00

Dal momento in cui e' uscito Spaghetti Hacker non ho mai piu' scritto qualcosa
di "pubblico" sull'argomento, ma in seguito al dibattito organizzato
all'Hackmeeting 2000 "Seminario sull'etica hacker" moderato da T.H.E. Walrus,
mi e' tornata una certa voglia di scrivere.

E quale mezzo migliore per raggiungere la "scena italiana" (la definiamo
cosi'?), se non BFi :)
Dal 1997 anno in cui ho finito di scrivere il libro ad oggi ne sono successe
veramente tante di cose. L'hack-it, BFi, gli exploit italiani, i giornali,
l'e-commerce, le televisioni, i newbies e i nuovi gruppi (le 'crew'), le zine
nate e morte, dislessici, s0ftpj, sikurezza.org, l'open source e le aziende
open source italiane, il Costanzo show :), i DDoS...
Ci sarebbe quasi il materiale per un altro libro.

Signori miei, la situazione italiana e' cambiata. Moltissimo. Migliorata per
alcuni versi e peggiorata per altri.
I molti "nuovi" che si avvicinano all'argomento con una voglia piu' che
legittima di imparare, rimangono imbrigliati nella logica di imparare solo a
"bucare" con una ormai comune smania compulsiva di entrare e cambiare qualche
home page.

Questo lo possiamo considerare come parte del gioco, ma nello stesso tempo e'
un gioco che rischia di spostare l'interesse di molte persone di talento dalle
pratiche che personalmente ritengo piu' proficue per la 'cultura' hacker: la
programmazione open source, il debuging dei SO, la stesura di documentazione
pubblica, l'impegno a fare un'informazione piu' adatta a spiegare al grande
pubblico cos'e' la cultura hacker.

Tutti hanno avuto i loro periodi di "fase notte" in cui si buca di continuo e
in effetti e' un momento di transizione importante che molti smanettoni
italiani passano o hanno passato.
Bucare... nuova cyberdrug per arrivare al "nirvana digitale" nel momento in
cui il $ diventa #...
Questa sensazione la conosciamo e la capiamo benissimo e non la condanniamo
affatto, ma non possiamo fermarci qui, non piu'.
Il cammino nel mondo dell'hacking per alcuni si potrebbe schematizzare in
alcuni passaggi fondamentali:

1) vorrei ma non posso
2) conosco il mio "mentore"
3) imparo le tecniche e dove reperire 'sploit
4) buco buco buco
5) mi cago sotto per una situazione "delicata"
6) ribuco ribuco ribuco
7) che faccio?? ----> torno al punto 6 /* e qui il loop e' pericolosissimo */
8) studio/programmo/studio/programmo
9) da qui in poi il talento fa la differenza :)
-> Trovo un BUG e pubblico un exploit e divento famoso
-> Lavoro nella sicurezza
-> Mi aggancio ad un progetto open source esistente
-> Lancio un mio progetto open source
-> Inizio a non chiamarmi piu' "3l33t3 massacrator" ma Mario Rossi

Molti si loopano al punto 7 e ripetono i soliti comportamenti all'infinito
rischiando un segmentation fault :)
Quando accade questo la situazione diventa preoccupante ed insieme al cervello
dello sfortunato si freeza anche una pedina della scena hacker italiana che
non progredisce come potrebbe.
(NdR; non per tutti e' cosi', molti iniziano direttamente dal punto 8 per
nostra fortuna).

Inutile negare o sottolineare che siamo abbastanza indietro rispetto ad altri
paesi e stiamo facendo un grande sforzo per rimetterci in linea.
Ma se si disperdono tutte queste energie rimanendo nel famigerato loop (e
questo sta accadendo a molti)?
Semplicemente si rischia di rimanere una nazione di cracker che non produce
nessun effetto sulla cultura "normale". L'influenza della cultura hacker nella
cultura informatica "classica" non e' mai stata tanto forte come in questi
ultimi due anni e noi, ripeto, non possiamo rimanere fermi ad osservare questo
fenomeno.

Ma veniamo all'argomento principale di questo articolo, la discussione
sull'etica hacker avvenuta al Forte.
T.H.E. Warlus ha portato come "testo base" lo jargon file (ottima scelta :) e
in un passaggio si e' discusso di quanto segue:

--- snip --- [tratto da jargon file, http://www.tuxedo.org/~esr/jargon/]
hacker ethic n.
1. The belief that information-sharing is a powerful positive good, and that
it is an ethical duty of hackers to share their expertise by writing
open-source and facilitating access to information and to computing
resources wherever possible.

2. The belief that system-cracking for fun and exploration is ethically OK as
long as the cracker commits no theft, vandalism, or breach of
confidentiality.
--- snip ---

Questo frammento che nello jargon file si trova immediatamente dopo questi due
punti dell'etica, suppongo non sia stato riportato per motivi di spazio, ma e'
MOLTO esplicativo di quanto andro' a discutere nell'articolo.

--- snip --- [tratto da jargon file, http://www.tuxedo.org/~esr/jargon/]
Both of these normative ethical principles are widely, but by no means
universally, accepted among hackers. Most hackers subscribe to the hacker
ethic in sense 1, and many act on it by writing and giving away open-source
software.
A few go further and assert that all information should be free and any
proprietary control of it is bad; this is the philosophy behind the GNU
project.
Sense 2 is more controversial: some people consider the act of cracking itself
to be unethical, like breaking and entering. But the belief that `ethical'
cracking excludes destruction at least moderates the behavior of people who
see themselves as `benign' crackers (see also samurai). On this view, it may
be one of the highest forms of hackerly courtesy to (a) break into a system,
and then (b)explain to the sysop, preferably by email from a superuser
account, exactly how it was done and how the hole can be plugged -- acting as
an unpaid (and unsolicited) tiger team. The most reliable manifestation of
either version of the hacker ethic is that almost all hackers are actively
willing to share technical tricks, software, and (where possible) computing
resources with other hackers. Huge cooperative networks such as Usenet,
FidoNet and Internet (see Internet address) can function without central
control because of this trait; they both rely on and reinforce a sense of
community that may be hackerdom's most valuable intangible asset.
--- snip ---

Il punto due sopra citato stabilisce che la pratica di cracking dei sistemi e'
eticamente OK se viene perpetrata per divertimento ed esplorazione astenendosi
da provocare danni, furto di dati o violazione della privacy e questo punto
l'ho sempre sostenuto anche all'interno di Spaghetti Hacker.

Da qualche tempo pero' (circa 2 anni) sto iniziando ad avere seri dubbi su
questo punto. In effetti come dice lo stesso jargon file la cosa e' molto
dibattuta fra tolleranti e contrari.

Personalmente credo (come ho espresso pubblicamente all'hm00) che questo punto
poteva avere senso qualche anno fa quando per vedere un sistema UNIX-like o
accedere all'Internet l'unico modo era quello di "bucare" qualcosa se non si
aveva a disposizione un accesso a qualche centro di calcolo universitario.

Ma oggi? Il 2000 con Linux, *BSD, le schede di rete a 20k lire, Internet
gratis (diciamo cosi' :), le free shell... Cosa dobbiamo esplorare, quali
segreti tecnici dobbiamo carpire?

Si', forse c'e' ancora qualche network device non facilmente accessibile per
chi non lavora direttamente nel campo del networking, ma questo non mi
convince a giustificare le intrusioni o almeno non mi elimina del tutto
questo dubbio "etico".

A questa mia affermazione le reazioni sono state diverse.
Molti dicono che chi si e'avvicinato all'hacking da poco ha bisogno di
"esplorare" e di provare certe "sensazioni" come abbiamo fatto noi, altri
invece mi hanno dato ragione, ma il mio interesse non e' avere ragione o farmi
'guru' della scena italiana.
Il mio e' squisitamente un dubbio etico e penso di non essere il solo ad
averlo.

Io continuo solo a vedere 'flotte' di ragazzi che si buttano sull'argomento
senza avere le conoscenze tecniche e culturali di quello che stanno facendo,
li sento muoversi e comportarsi come 'l33t' il tutto per uno spirito di
emulazione ormai dilagante.
Da qualcuno l'avranno visto e quel qualcuno (magari nella scena da anni) ha
fatto circolare questo messaggio.
Mi dispiace, ma non possiamo dare sempre la colpa ai media "lamer" se la scena
viene vista in un certo modo.
Da questo punto di vista la responsabilita' in parte sara' anche della scena
stessa che ha dato questa come immagine pubblica.

Non ci lamentiamo se ircnet e' diventata insopportabile, se i nostri canali
che un tempo erano un luogo FONDAMENTALE per il lavoro e per l'apprendimento
sono diventati luoghi di conquista per ircwarrior incazzati.

Penso sia ora di fare un minimo di autocritica e di capire che tipo di
messaggio stiamo facendo passare all'esterno.

Hacker = colui che buca e ribuca
Hacker = "l'antagonista", colui che che fa la controrivoluzione

Questo e' quello che filtra verso i non addetti ai lavori.
Ergo questa e' la scena hacker italiana.

Io non so cosa sia un hacker e penso che 'nessuno' lo possa definire, ma
l'open source? Il C? L'aspetto tecnico? La ricerca e lo sviluppo? Gli hack?
Gli sventra-kernel?

Ho sentito molti al seminario avere paura di una 'tecnocrazia' nella scena
hacker, ma non mi sembra proprio, i veri tecnici sono quelli che parlano di
meno, non hanno tempo perche' stanno codando (io infatti parlo molto :)))

Cosi' facendo rischiamo di non far trapelare la ricchezza tecnica della scena
italiana e continueremo ad essere visti come script kids se ci va bene, come
delinquenti se ci va male, continueranno a citare i 'megasuperesperti' di
sicurezza informatica che parlano di NT come di un sistema sicuro.

IMHO tutto questo e' semplicemente ingiusto, cerchiamo insieme di uscire al
piu' presto dal punto 7 con un ctrl-brk e decidere di "crescere".


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