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BFi numero 08 anno 3 file 02 di 28
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-------------[ BFi numero 8, anno 3 - 30/04/2000 - file 2 di 28 ]-------------
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---[ ETiCA: PRiMA RiSCRiTTURA
-----[ \sPIRIT\ a.k.a. Roberto Calcinelli <spirit@s0ftpj.org>
Se state veramente leggendo qui vuol dire che le mie riflessioni hanno
finalmente trovato una conclusione logica, dopo essersi dipanate per
svariati mesi su strade lastricate di psicofarmaci e lacrime fin troppo
tangibili. Non sono qui per raccontarvi la storia della mia vita, non vi
interessa e non credo vi interessera' mai, cosi' come la vostra non
interessa a me, la questione e' che forse bisogna ricominciare a
considerare i meccanismi che muovono piu' il nostro essere persone
piuttosto che le giunture di polsi e dita.
Se avete scaricato questo numero di BFi evidentemente avete certi interessi
che esulano dal taglio e cucito, quando non e' inteso come taglia e
incolla, provate tutti le stesse paure davanti ad un monitor nero a fosfori
verdi che sputa minacce proferite chissa' dove da chissa' chi, magari siete
considerati malati perche' passate il vostro tempo davanti ad uno
scatolotto grigio e perche' parlate una lingua strana, discutete volentieri
di alcune cose e ne ignorate altre volutamente con una sorta di ostico
misticismo.
Probabilmente, anzi sicuramente, vi nascondete dietro un nickname, che ha
significato solo per voi stessi ed e' scritto in competizione per il trofeo
del piu' originale origami composto da angoli di meno di 127 bytes, perche'
fa' piu' 3l33t ed e' pure universalmente portabile.
Qualcuno dice che e' per questioni di privacy, che non vuole sbattere agli
occhi di tutti la possibilita' di intromettere parti del corpo a caso in
fatti piu' o meno interessanti della propria vita, ed e' un comportamento
tutto sommato accettabile, considerando che comunque lo sport nazionale
ormai e' non farsi piu' i cazzi propri.
Altri reputano che il proprio nickname protegga come un Padre Pio da
eventuali noie e grattacapi derivanti dal proprio hobby, ma a questo punto
si tratta di persone senza la coscienza, o la conoscenza se preferite,
sufficiente per conoscere il limite del gioco e l'inizio del rischio.
La domanda sorge spontanea: DI COSA AVETE PAURA?
Ma ci avete mai pensato, nel corso dei vostri viaggi allucinogeni
giornalieri da sostanze artificiali a base di silicio, che forse
interessate piu' per le vostre conoscenze che per la vostra abilita' a
nascondersi dietro false immagini concorrenziali alla moda? Che il Timothy
Leary nascosto in voi abbia i suoi trip nei cavi di rete di mezzo mondo solo
per la genialita' nascosta all'interno del vostro essere persone e non
ombre?
L'impersonificazione virtuale del proprio ego non corrisponde sempre alla
reale essenza che si cela dietro, il reale e il virtuale collidono
sonoramente alla prima consapevolezza di essere stati, in qualche modo,
fregati da se stessi, dal proprio doppio che prende lentamente il
sopravvento anche la mattina quando ci si sveglia, con gli occhi pesti per
una lunga notte davanti ad un monitor a basso refresh.
* Jaron Lanier telnets into real life...
Lo conoscete? Nel vostro bagaglio di ammuffita cybercultura dei tardi
anni novanta avete mai incontrato un capellone incapsulato nel suo
dataglove alle prese con paranoie tridimensionali e oggettistica
trigonometrica? L'ipermetropia affligge i soggetti troppo inclini a
persuadere una collezione inflazionata di persone che in fin dei conti
l'entita' con la quale parlano merita la venerazione di un dio. La magia,
del resto, svanisce quando la maschera cade. Senza maschera, nudo cosi'
come si era iniziato, nessuno e' piu' la star che era diventato, cade
l'alone di mistero e cresce la compassione per uno dei poveri folli che ha
deciso di uscire allo scoperto dal caldo accogliente della sua identita'
scrupolosamente autocostruita.
Ma ognuno e' libero di operare una scelta oculata, di scegliere una
politica, una linea di pensiero, di dare un taglio particolare alla
propria giornata, che sia trascorsa in rete in piccole stanzette sature di
fumo e spazzatura, o fuori sotto un tiepido sole. Il problema in realta' e'
un'altro, l'assorbimento della propria personalita' in un un'altra,
artificiosa, che piano piano mangia le scarse risorse e il proprio essere
unici. Ve ne sarete forse accorti, sono cose che capitano prima o poi,
quando la memoria del cellulare e' piena solo di nick astrusi, quando gli
amici non vi chiamano piu' col vostro nome di battesimo, quando siete
riconosciuti solo ed esclusivamente per quella sudata manciata di kilobytes
che riuscite a sparare quotidianamente in rete, mentre fuori da quella,
lontano dalla psichedelia rassicurante delle luci del vostro modem, nemmeno
si ricordano piu' chi siete.
A questo punto avete tranquillamente il diritto di sentirvi rimpiazzati
dalla vostra ombra, e potete andare a dormire con la consapevolezza che
c'e' chi vive benissimo al posto vostro.
Chi ha la pretesa, a torto o ragione, di dire che fa' della sicurezza
informatica e non dell'hacking spicciolo a puntate per giovani svogliati
potrebbe anche considerare di non nascondere per sempre la testa sotto la
sabbia come gli struzzi, che in fin dei conti un nickname in rete non e'
piu'rassicurante di un proteggislip, e di portare allo scoperto la propria
attivita' andando fieri delle proprie idee e della propria personale
religione del Dio Modem.
Anche perche' alla fine gli hackers, quelli veri (secondo non la
definizione del jargon, ma per l'idea comune), non si vedono lo stesso, o se
si incontrano di sfuggita in qualche chat a luci rosse passeranno
inosservati e non saprete mai essere tali.
E gli altri? Voi, me?
Si va' avanti nel girotondo di stupide shell taiwanesi o koreane per darsi
una ragione o delle semplici arie, per dire "io l'ho fatto, ho preso la mia
prima Redhat 5.0"? E' questa la magra soddisfazione che ricavate dalla
spinta ideologica che avete ricevuto come per magia? La voglia di
pavoneggiarsi di fronte agli altri e' piu' grande della curiosita' che
anima da sempre, in diverse manifestazioni, generazioni intere di
informatici?
Allora continuate ad usare il vostro nickname da festa e a sporcare log di
macchine protette alla meno peggio, a installare bot, a farvi il vhost, a
uscire su irc come root dalla prima shell raccattata su Panorama, la
questione puo' essere tranquillamente ignorata.
Ma fermatevi per un attimo, non fatevi cogliere con le mani nel barattolino
del telnet solo un secondo, e pensate a quello che fate. Vi sentite parte
di un qualcosa come la "scena underground italiana", pace all'anima sua?
Siete strettamente schiavi della paranoia da log, vi vergognate cosi' tanto
delle vostre azioni, se non intraprese nella rilassante penombra della
stanzetta fumosa e invece a spese di qualche ignaro sysadmin che rischia il
posto per colpa vostra?
Ora magari siete offesi a sentir sparare a zero sulla poca competenza
tecnica e teorica della fetta piu' grande di utenti, e parlo di utenti come
fruitori passivi, della grande madre rete? E' per questo che ci si nasconde
dietro a qualche carattere ascii in combinazione incrociata funambolica?
Alzi ora la mano a chi manca il water superaccessoriato con
connessione USB presentato all'ultimo SMAU...
Siamo stati capaci di tutto, di coprire di merda gente mai vista di
persona, di permetterci di sentirci superiori come esseri umani su altri
esseri umani solo per la lunghezza del proprio bouncer o la dimensione
della banda della shell, portando a compimento le teorie di Freud
sull'ossessione dell'uomo riguardo alla grandezza, abbiamo commesso il
peggior crimine concepibile, passando ore e ore in insipido cybersex che
bene che andasse regalava un lieve formicolio causato dalla permanenza
della lingua a contatto col monitor.
Siamo riusciti ad innamorarci di uomini pelosi in canottiera con la
tastiera cordless sulle ginocchia, e ad ignorare invece la persona giusta
che siede due banchi piu' in la' ogni mattina e riempie le pagine della
Smemoranda Duemela di dediche che tanto non arriveranno mai a destinazione
perche' "il dominio non e' nella lista degli host ammessi".
Quanto tempo serve per capirlo?
Io amo Simona, voi chi amate, Napster o Eudora?
Per me e' arrivata l'ora di rompere il muro di silenzio che mi sono
costruito attorno, chi vorra' capire questa scelta ha tutti i numeri in
tasca per una riflessione sulle motivazioni che ci hanno spinto a giocare a
nascondino, a gatto col topo, a moscacieca con entita' invisibili e quasi
leggendarie.
Se si fa' una scelta e' giusto seguirla fino in fondo.
Il passato ha un valore nel momento in cui insegna qualcosa, e da questo
qualcosa si parte per creare un nuovo futuro. E' inutile rotolarsi in una
condizione di comodo, basarsi sulle esperienze degli altri, il fuoco non
brucia finche' non ci si mette la mano, ma finche' non ci si mette la mano
non potremmo mai dire con certezza che brucia.
Ho fatto la mia scelta, non mi aspetto di essere seguito, e non sto'
chiedendo a nessuno di farlo, a voi, come sempre, spetta l'ultima parola su
una parte, credo importante, della VOSTRA vita.
E pace a chi quella notte ha avuto il coraggio di bruciare Chrome.
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Roberto Calcinelli - a.k.a. \sPIRIT\ @ s0ftpr0ject 2000 <spirit@s0ftpj.org>
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