Akumajou Densetsu 悪魔城伝説
(La leggenda del Castello Demoniaco)
Data di uscita: 22/12/89
Formato: Nintendo Famicom Cartridge
Mentre la saga veniva trasportata su console portatile con Dracula Densetsu, la Konami sorprese il suo pubblico con un nuovo capitolo per Famicom, l’unica console che avesse visto il secondo episodio della saga, e per questo ormai ritenuta la piattaforma ‘madre’ di AkuDora. Tramontato il Famicom Disk System, il mercato della console Nintendo si era però ormai consolidato sul formato cartuccia, e così anche questo nuovo capitolo di AkuDora vide i suoi natali sul supporto siliceo. Ma le sorprese sarebbero state molte. Innanzitutto, furono delusi coloro che si aspettavano una terza avventura per il protagonista Simon: la Konami realizzò infatti con questo titolo il prequel del prequel, collocando le vicende narrate cento anni prima quelle del titolo per GameBoy, ovvero due secoli prima la storia di Simon! Non a caso il titolo di questo gioco sfrutta nuovamente il termine ‘densetsu’ (leggenda), ma questa volta non si tratta della Leggenda di Dracula (Dracula Densetsu), ma della Leggenda del Castello Demoniaco (Akumajou Densetsu). Valacchia, regione della Transilvania: il nuovo (vecchio) eroe chiamato a brandire la frusta per combattere contro il conte Vlad Tepes, alias Conte Dracula, quella che avrebbe dovuto intendersi come la prima incarnazione del Signore dei Vampiri, era qui chiamato Ralph C. Belmondo, ideale capostipite dell’ormai celebre stirpe di ammazzavampiri.
Dopo la svolta verso una giocabilità in stile adventure/rpg nel secondo titolo della serie, con questo Konami tornò sulla giocabilità primo capitolo, all’azione pura: il deve nuovamente raggiungere Dracula scalando il suo castello maledetto a forza di salti, frustate e subweapon. Tuttavia, per non rendere il gioco troppo ripetitivo, vennero introdotte interessanti novità. La prima era rappresentata da ‘bivi’ nella successione dei livelli da affrontare, tipicamente collocati dopo la sconfitta dei boss di fine livello. In questo modo, il numero di livelli totali da trovare e affrontare nel gioco salì ben a quindici. Fortunatamente un sistema di password permetteva di riprendere la propria partita dal livello raggiunto! La seconda, e ancor più radicale, innovazione introdotta in questo titolo fu il sistema di gioco multipersonaggio: durante la sua avventura Ralph si sarebbe imbattuto in altri eroi che si sarebbero uniti alla sua causa, e quindi sarebbero diventati selezionabili in qualsiasi momento dal giocatore con la semplice pressione di un tasto del joypad (select). Venivano così introdotti tre nuovi e fascinosi eroi: la maga Sypha Velnamdes (che si sarebbe poi legata sentimentalmente a Ralph, e la cui stirpe si scoprirà per sempre affiancata a quella dei Belmondo), il pirata Grant Danasti, e il figlio rinnegato di Dracula, quell’Adrian Farenheights Tepes meglio noto con lo pseudonimo ottenuto dall’inversione del nome paterno: Alucard! Ovviamente ognuno di questi tre personaggi si presentava con una giocabilità, delle movenze e degli attacchi del tutto personali: Sypha basava la sua forza su attacchi magici elementali, Grant sulle sue capacità atletiche e acrobatiche (tra cui la capacità di arrampicarsi sui muri), e infine Alucard sulla sua stessa natura vampiresca (inclusiva della capacità di trasformarsi in pipistrello e di lanciare palle di fuoco). Chiaramente l’introduzione di tutti questi elementi di diversificazione aggiungeva incredibile varietà, profondità e longevità al gioco.
Infine, la Konami avrebbe sorpreso gli appassionati anche dal punto di vista tecnico: grazie all’introduzione di un chip custom proprietario (denominato VRC6) all’interno della cartuccia, infatti, questo nuovo capitolo della saga di AkuDora si proponeva con un apparato grafico e soprattutto sonoro semplicemente sorprendenti per una 'modesta' console a 8-bit come il Famicom.
Visivamente parlando, la ricchezza di animazione, colore e dettaglio grafico presente in questo titolo sorprese gli utenti Famicom al di là dei meri appassionati della saga, spingendo le capacità della macchina ben oltre i suoi presupposti limiti. Sul fronte audio, la presenza di numerose digitallizzazioni di strumenti reali lasciò semplicemente tutti a bocca aperta. Tutte queste migliorie tecniche, di cui le versioni straniere non poterono beneficiare (l’uso del chip custom della Konami era limitato al solo territorio giapponese), andavano in ogni caso a incastonarsi all’interno di una produzione estetico-artistica di primissimo rilievo, che rendeva il gioco una vera festa per occhi e orecchie.
Con tutte le sue innovazioni, insieme ad una giocabilità solida, sempre molto impegnativa a causa di un elevato livello di difficoltà (ormai tradizione per la serie), ma sicuramente meglio calibrata che nei predecessori, questo titolo stupì tutti i fan della saga, tanto che molti (tra cui l’attuale direttore di serie Igarashi Kouji) lo considerano tra i migliori di sempre.