Akumajou Dracula 悪魔城ドラキュラ
(Castello Demoniaco Dracula)
Data di uscita: 31/10/91
Formato: Nintendo SuperFamicom Cartridge
La prima console per videogiochi a 16-bit effettivi, il Sega MegaDrive, era ormai da tre anni scarsamente considerata dalla Konami, che restava fedele alla Nintendo. In effetti, fatta eccezione per la conversione del primissimo episodio della saga per MSX2 (comunque un personal computer), nessun gioco della serie AkuDora era mai apparso su una macchina che non fosse targata Nintendo. E così, tutti attendevano l’uscita di un nuovo capitolo della saga per il neonato 16-bit della grande N, il SuperFamicom, che aveva già stupito i videogiocatori di tutto il mondo con le sue straordinarie potenzialità grafiche e sonore.
Le attese non furono deluse. In occasione del ‘salto generazional- tecnologico’, la Konami pensò bene di ricominciare daccapo, e piuttosto che produrre un nuovo episodio nella cronologia narrativa della serie sfornò un perfetto remake del primo titolo originale. Di nuovo Simon Belmondo, insomma, alle prese con la sua prima sfida contro Dracula. L’attenzione voleva insomma essere tutta focalizzata sulla magnificenza estetica del nuovo titolo, piuttosto che distratta da nuovi protagonisti e storie.
La giocabilità di questo titolo restava altrettanto classica, salvo essere ben consolidata nei controlli e nella risposta dei comandi, nonché arricchita in alcuni dettagli (come la possibilità per Simon di frustare in diagonale, o di usare la frusta a mo’ di liana per dondolarsi tra appigli vari). Anche le armi in dotazione a Simon sono assolutamente quelle classiche, ovvero frusta potenziabile e tradizionali subweapon, e in generale il gioco risulta anche molto più lineare rispetto al terzo capitolo apparso su Famicom: qui non ci sono né personaggi alternativi né strade multiple, ma ‘solo’ 12 livelli da affrontare consequenzialmente, percorrendo i quali il protagonista avrebbe scalato il castello di Dracula (incluse alcune delle sue ‘pertinenze’, quale giardino esterno o grotte sotterranee), per poi confrontarsi col diabolico Conte nella mitica sala del trono, anch’essa tradizionalmente collocata nella ‘torretta solitaria’ del castello. La difficoltà, infine, si manteneva a livelli elevati, ma sicuramente meno ossessivi dei classici per Famicom; restava sempre disponibile l’ormai collaudato sistema di password per riprendere una partita interrotta.
Il vero punto di forza, fascino e successo di questo titolo era, a latere di una giocabilità collaudata ed efficace, la grandiosità artistica e tecnica. Dagli sprites ai fondali, la grafica di questo gioco beneficiava appieno della potenza della nuova macchina Nintendo, pur mantenendo vivo, anzi esaltando appieno, quello stile gotico e cupo che aveva reso la saga di AkuDora così unica nel panorama della videoludica nipponica. Il livello di dettaglio, così come la dimensione degli sprites, per non dire delle animazioni e colorazioni di tutta la grafica, era semplicemente anni luce avanti tutti i titoli precedenti, anche considerando l’episodio arcade. Taluni livelli beneficiavano inoltre del famoso Mode7 del SuperFamicom, ovvero di effettistica bitmap avanzata come zoom, rotazioni e deformazioni di parti di grafica, per stupire ancora di più il giocatore. Anche la musica non era ovviamente da meno, considerando che il chip sonoro del SuperFamicom era forse il più avanzato della console, e facendo largo uso di strumenti sintetizzati proponeva le classiche atmosfere sonore di AkuDora in una nuova e ricchissima magnificenza.
Come è facile intuire, la semplice grandezza di questo titolo ne decretò un successo immediato e duraturo, e sono in molti a ritenere tutt’oggi questo classico remake del classico originale come uno dei picchi più elevati mai toccati nell’intera serie.