Sim City 4
Prima parte: la strategia “a quartieri”
La grande novità di SimCity 4 è stata, dal punto di vista strategico, l’ampliamento delle possibilità di gioco sull’intera regione, grazie a nuove opzioni di scambio commerciale e interazioni tra le città confinanti. In termini pratici, questo ci permette di considerare l’intera regione come se si trattasse di una megalopoli al pari di Londra o New York, composta da decine di quartieri confinanti in grado di occuparsi di esigenze diverse e sopperire l’uno alle mancanze dell’altro, piuttosto che unità autosufficienti.
Se siamo abituati ai Sim City precedenti, non sarà facilissimo abbandonare gli schemi di gioco che conosciamo per sfruttare tale opportunità nel modo migliore, a partire dalla scelta della posizione. Invece di optare per l’area che ci sembra più gradevole dal punto di vista estetico, infatti, conviene partire con una che abbia molti vicini. Il motivo principale di questo tipo di scelta è che, mentre siamo liberi di alterare completamente la struttura geografica di una zona, non possiamo però suddividerla e il budget rimane uguale, sia che si giochi su una mappa piccola, sia su una grande. La decisione non è comunque difficile, dato che in tutte le regioni troviamo un buon numero di aree con sei o più zone adiacenti, invece di quattro. Prendiamo quella che ci sembra più interessante e rimbocchiamoci le maniche…
Un elegante quartiere residenziale
Per prima cosa, dopo aver decorato la geografia della futura città e messo il gioco in pausa, dobbiamo predisporre un’adeguata produzione energetica. Posizioniamo un generatore a gas nell’angolo scelto per lo sviluppo iniziale – ovviamente, dovrebbe essere quello vicino al maggior numero di aree confinanti. Al momento, non abbiamo bisogno di molta energia, quindi riduciamo il finanziamento al generatore e portiamolo verso il dieci/venti per cento, per evitare di sprecare denaro.
Facciamo in modo che i futuri cittadini abbiano un lavoro, creando un piccolo polo industriale ad alta densità attorno al generatore. Non esageriamo con le dimensioni, però, perché questo tipo di zone costa molto e ci serve solo come “esca” – una trentina di caselle dovrebbero essere sufficienti.
Prima di stabilire le zone per l’espansione, tracciamo qualche breve tratto di strada, delimitando le aree nelle quali vogliamo che si sviluppi il quartiere, e approfittiamone per collegarci ai vicini. Ora designiamo le zone residenziali, senza esagerare neanche in questo caso: un centinaio di caselle saranno più che sufficienti, e una cinquantina dovrebbero bastare. Lasciamo anche lo spazio per le future strutture pubbliche, dato che devono essere posizionate al centro dell’area che ci interessa, se non vogliamo trovarci, in seguito, a dover demolire qualcosa.
Finalmente, facciamo partire la simulazione: nel giro di pochi minuti dovremmo vedere che le zone industriali sono piene e che la parte residenziale è stata in buona parte edificata. Lasciamo progredire il gioco, eventualmente aggiungendo nuove sezioni verdi ad alta densità, fino a che non ne vediamo calare la richiesta – non serve un azzeramento, naturalmente. A questo punto, mettiamo di nuovo in pausa ed eliminiamo la zona industriale, lasciando le caselle libere o sostituendole con quelle residenziali, poi salviamo e passiamo alla visualizzazione della regione.
Una delle due zone confinanti con il nostro “quartiere residenziale” verrà ora dedicata allo sviluppo industriale. Decidiamo quale, tenendo a mente che l’industria, soprattutto nelle prime fasi, non ha assolutamente bisogno di bei paesaggi (tanto ci pensa lo smog a nasconderli). A differenza di quanto accade per lo sviluppo residenziale e commerciale, l’unica cosa che ci serve per le fabbriche è una superficie adeguata e, magari, un piccolo braccio di mare per costruire, in futuro, un porto per le merci.
Per la produzione energetica sarà meglio impiegare un impianto a carbone, che ha capacità superiori rispetto a quello a gas – una zona industriale non ha molti problemi d’inquinamento. Mettiamo il generatore in un angolo e procediamo tracciando le strade principali, facendole ovviamente partire da quelle che comunicano con il quartiere adiacente. Dopo aver designato un certo numero di aree industriali ad alta densità, facciamo ripartire il gioco, riducendo i finanziamenti all’impianto elettrico a un livello ragionevole – all’inizio dovrebbe bastare il dieci per cento. Poiché questo quartiere non avrà abitanti veri e propri, non ci servono grandi infrastrutture. I vigili del fuoco, tuttavia, sono assolutamente fondamentali: predisponiamo, quindi, le aree necessarie per una copertura fitta.
Le industrie dovrebbero svilupparsi molto in fretta, portando il bilancio in attivo – se così non fosse, probabilmente stiamo spendendo troppo in elettricità, quindi riduciamo il finanziamento della centrale, in modo da produrre giusto un po’ più dell’elettricità necessaria.
Lasciamo che le cose si sviluppino un po’, poi rimettiamo in pausa e torniamo al primo quartiere, dove dovremmo trovarci di fronte a una crescita della domanda per le abitazioni, parallelamente a una riduzione di quella per le industrie. Creiamo qualche nuova zona residenziale ad alta densità, tenendo d’occhio la richiesta energetica, e iniziamo a sistemare la prima caserma dei vigili del fuoco se il budget lo consente.
Quando la richiesta residenziale cala di nuovo, torniamo nel quartiere industriale ed espandiamolo un po’. Continuiamo a rimbalzare tra i due quartieri fino a che non raggiungiamo una popolazione sufficientemente elevata – a questo punto, dovremmo anche avere dei bilanci ampiamente in attivo. L’importante è aggiungere nuove infrastrutture solo quando è assolutamente necessario e quando ci sono i soldi: una città residenziale è capace di espandersi per un bel po’ semplicemente con acqua, pompieri, scuole elementari e (volendo) una biblioteca.
Un po’ di shopping
Non appena la situazione dei due quartieri ci sembra stabile e la richiesta di zone commerciali si fa pressante, partiamo con una nuova area collegata a quella residenziale, installando il solito generatore a gas a basso regime e preparando un po’ di zone commerciali. Non dovrebbe volerci molto per riempire tutto lo spazio disponibile e avere il bilancio in attivo – fatto questo, possiamo tornare a occuparci degli altri due quartieri.
Nel giro di poche ore, spostandosi tra le varie aree e continuando ad espanderle con calma, dovremmo riuscire a ottenere delle zone ricche e ben funzionanti. Ottenuto tale risultato, sta a noi stabilire se vogliamo che la nostra megalopoli abbia solo quartieri a destinazione precisa, oppure se devono essere più equilibrati e autosufficienti.
Seconda parte: la strategia “a città singole”
Tutto in casa
Sebbene la strategia “a quartieri” sia probabilmente quella più efficiente in termini di crescita, per molti è soddisfacente creare delle vere e proprie città, magari collegate tra loro. In questo caso, i passi da compiere per metterci in carreggiata sono piuttosto diversi da quelli visti finora, dato che dovremo cercare di soddisfare tutte le esigenze cittadine in una mappa sola.
Innanzitutto, la scelta dell’area cui dedicarci, questa volta, può essere dettata da considerazioni estetiche: quella che ci sembra più attraente andrà bene, anche se sarebbe meglio optare per una di dimensioni medie o grandi. Dopo averla modificata a nostro piacimento, iniziamo subito con un paio di generatori eolici, che sono posizionabili anche nel centro della mappa senza creare problemi di inquinamento.
Stabiliamo un piano di espansione di massima e iniziamo a tracciare qualche via di comunicazione: un paio di tratti di strada principale collegati alle città confinanti, vicino ai quali sorgeranno le fabbriche e, a una certa distanza, una piccola rete di strade secondarie per la parte abitativa. Designiamo la zona industriale e quella residenziale, con caselle a media e bassa densità, rispettivamente, quindi facciamo partire la simulazione.
Prima che siano passati un paio d’anni (nel gioco, ovviamente) assisteremo probabilmente a uno sviluppo consistente in entrambi i quartieri, e il bilancio dovrebbe andare in attivo. Verosimilmente saremo costretti ad aggiungere un altro generatore eolico per soddisfare la richiesta energetica, nonché ad aumentare le dimensioni dell’area residenziale per fare spazio ai nuovi cittadini. A questo proposito, vale la pena di ricordare che, quando scegliamo in che direzione espandere la città, è conveniente lasciare un po’ di spazio per i servizi e le infrastrutture.
Facciamo trascorrere ancora qualche tempo, poi iniziamo a tracciare qualche zona commerciale a bassa densità, posizionandola vicino a quelle residenziali, nella direzione del traffico (che dovrebbe andare verso le fabbriche). Le proporzioni di caselle dedicate ai vari tipi di sviluppo, in questo momento, risulteranno essere circa 60% R, 30% I e 10% C – ci vorrà un po’ prima che le zone commerciali diventino più importanti di quelle industriali.
Acqua agli assetati
Quando il bilancio torna in attivo e l’espansione perde un po’ di impeto, è il momento opportuno per costruire un serbatoio d’acqua. Scegliamo un punto lontano dalla zona sviluppata, piazziamo il serbatoio e colleghiamolo al centro cittadino con tubature e tralicci elettrici (senza i quali non funzionerebbe). Quasi sicuramente sarà necessario aumentare il numero dei generatori eolici per soddisfare la richiesta. Continuiamo pure ad aggiungerne man mano che servono, fino ad arrivare a sette, quando invece ci converrà posizionare un generatore a gas in un angolo della mappa e dimezzarne i fondi. Ricordiamo anche di collegarlo alla città con una strada, per raggiungerlo in caso d’incendio.
Parlando di fuochi, questo è il momento in cui iniziare a preoccuparci della sicurezza dei nostri cittadini. Se il budget lo consente, sistemiamo una caserma dei pompieri in posizione strategica – idealmente, l’area d’effetto dovrebbe coprire tutta la zona industriale e quanto più possibile quelle residenziali e commerciali. Se riusciamo anche a includere l’eventuale generatore a gas, tanto meglio!
Il nostro villaggio, in questo momento, dovrebbe essere in una fase di sviluppo esplosivo: cerchiamo di soddisfare la richiesta di abitazioni e posti di lavoro senza espanderci troppo, fino a che il budget non ci consentirà di stanziare i finanziamenti per una scuola elementare. Nel caso ci trovassimo con troppi studenti per le nostre tasche, riduciamo gli stanziamenti per gli scuolabus: meglio qualche cittadino poco istruito, che un’intera scuola in sciopero.
Dopo qualche tempo, potremo anche iniziare a occuparci della sanità, con una piccola clinica posizionata nel centro del paese. Ovviamente, anche in questo caso è meglio ridurre i fondi per le ambulanze, piuttosto che non avere il denaro per pagare lo staff necessario.
Se tutto è andato secondo i piani, la situazione dovrebbe essere quasi ideale: la richiesta industriale spostata verso il manifatturiero, invece dell’inquinante, una piccola percentuale di cittadinanza ad alto reddito e una buona domanda per servizi e uffici commerciali. Le fondamenta sono state gettate, quello che accadrà da questo momento in poi dipenderà solo da noi.