Conversazioni durante la pausa pranzo che ti fanno sentire fuori luogo
Oggi a pranzo una mia collega parlava tra una forchettata e l'altra.
Si parlava di quanti italiani stessero lavorando al momento nell'ufficio e a tal proposito le sorge un'illuminazione e chiede
"avete visto l'email mandata da X con le nuove entrate nel team? "
Curiosamente si risponde "si" e si aggiunge "perché questa domanda ?"
E la risposta è stata " perché alle volte pare assurdo. Londra è una città tanto grande, il centro non è ben identificato da quanto vasto esso sia, però gira e rigira le persone sono sempre le stesse. Mi ha fatto ridere che tra i new starter nell'office ci fosse anche una mia ex collega del mio studio precedente. Insomma, siamo di nuovo colleghe ahahahaha"
E poi si sofferma un attimo a riflettere e aggiunge un altro dettaglio "ma d'altronde tutto questo ha senso! In genere si parte da progetti piccoli per poi spostarsi in progetti medi e ora anche lei è arrivata a grandi progetti come noi. Insomma si fanno a gradoni le cose"
E io non sono riuscita a proferire parola. Io non ho fatto la gavetta, il mio cv fa acqua da tutte le parti, eppure quello è il mio primo lavoro a Londra. Progetti su larga scala. Vengo da una piccola realtà cittadina come quella cagliaritana e da un insegnamento universitario dove guardava alla casettina monofamiliare campidanese.
Il mio lavoro in Canada è durato troppo poco e cmq ha trattato un progetto piccolo seppure in un nuovo ambito non residenziale.
Io mangiavo, e intanto penso ancora oggi dopo tre mesi come abbia fatto.
Forse sono inadeguata per questo posto, e spesso me lo sento. Non conosco regolamenti. Non conosco materiali. Non conosco i processi di elaborazione dei dati in questo paese.
Eppure sono dentro