Marte e Venere
I dipinti rinascimentali hanno spesso molteplici letture dato che nascondono, sotto la loro sublime bellezza, messaggi di ogni tipo che solo i contemporanei con una certa cultura, o dello stesso ambiente sociale del pittore, potevano comprendere.
Quello di cui ora vi parlerò è proprio uno di questi.
Il dipinto è del 1483 circa.
Lo ritroviamo però solo nel 1865, anno in cui fu venduto a Firenze a sir Alexander Barker e dopo qualche anno, nel 1874, entrò a far parte della National Gallery di Londra... dove è ancora.
Forse fu commissionato dai Vespucci (si notino piccole vespe nel dipinto) per ornare la spalliera della camera nuziale...
E' uno di quei dipinti in cui il Botticelli si è maggiormente dilettato nell'inserire nascoste chiavi simboliche.
Leggiamo la scena del dipinto come ci appare: Venere, la dea dell'Amore, salda e forte osserva Marte, dio della guerra, stanco ed addormentato mentre piccoli satiri giocano con le armi... che ora non servono di certo... ed i cui rumori non ridestano il dio dal suo stato di abbandono.
Come per molte opere rinascimentali il significato preciso non è unanimamente riconosciuto... ma le interpretazioni non mancano di certo.
Ecco le interpretazioni più diffuse...
– La prima, e quella che a prima vista appare la più semplice, ci dice che il dipinto rappresenta Marte stanco morto dopo le fatiche... dell'amore...
– Una seconda interpretazione parte dall'abbandono... dal sonno... di Marte dovuto al dolce effe o della bellezza di Venere... con ciò volendo dire che davanti all'amore la guerra... il conflitto si ferma...
L'amore dunque sarebbe sempre vincente nei confronti della guerra.
Pertanto si tratterebbe di un'opera pacifista... classicamente e filosoficamente pacifista.
– Una terza è quella del critico Plunkett secondo cui il dipinto descrive in pieno un brano di Luciano di Samosata relativo alle Nozze di Alessandro e Rossane, in cui alcuni amorini giocavano con la lancia e l'armatura del condottiero.
– Una quarta interpretazione fa risalire l'opera ad un'ispirazione nata dal “DE RERUM NATURA” nel senso che l'opera simboleggerebbe la superiorità dei beni e sentimenti semplici e durevoli su quelli dinamici e poco durevoli.
Il titolo dell'opera “De rerum natura“ del poeta latino Tito Lucrezio Caro vuol dire “Sulla natura delle cose”.
In esso sono rappresentate concezioni, per lo più epicuree, con le quali si tende a preservare gli uomini dalle insidie delle passioni. Il brano del libro, dedicato a Venere, a cui l'opera del Botticelli farebbe riferimento sarebbe proprio il seguente:
“Poiché tu solamente governi la natura delle cose,
e nulla senza di te può sorgere alle divine regioni della luce,
nulla senza te prodursi di lieto e di amabile, desidero di averti compagna nello scrivere i versi
che intendo comporre sulla natura di tu e le cose,
per la prole di Memmio dile a, che sempre tu, o dea, volesti eccellesse di tu i i pregi adornata.
Tanto più concedi, o dea, eterna grazia ai miei de i. E fa che intanto le feroci opere della guerra
Per tu i i mari e le terre riposino sopite.
Infa i tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,
poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte
possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore,
e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi,
e alla tu bocca è sospeso il respiro del dio supino.
Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo,
riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani”
– Una quinta interpretazione infine vede nell'opera il significato allegorico del matrimonio.
Matrimonio concepito come istituzione in cui la forza maschile (Marte) si abbandona alla bellezza ed alla dolcezza femminile (Venere).
Venere, in questo periodo, è vista dalla cultura e dalle arti in modo più neoplatonico che carnale...
come ad es. la Venere della sua mitica Primavera.
Certo è, che l'epoca in cui fu dipinto, è proprio quella del massimo interesse e della massima passione (e da certi particolari anche con un certo divertimento) per le allegorie da parte degli artisti... soprattutto fiorentini ed in particolare... del Botticelli e del Bronzino.
A tal proposito basti pensare all'ancor più famosa opera del Botticelli... L'ALLEGORIA DELLA PRIMAVERA... di cui abbiamo parlato poco tempo fa.
Se ci va... se ce la sentiamo... perché no... proviamo anche noi a dire la nostra... su questo intrigante dipinto.