Piccolo manuale per preparare da soli i vostri insetti (parte 1)
INTRODUZIONE
Abbiamo cercato di riassumere in questa breve guida quanto di essenziale noi stessi abbiamo imparato per esperienza personale, senza nulla togliere a trattati ben più seri e senz’altro più completi presenti sul mercato. Non pretendiamo quindi in queste poche righe di insegnare e riassumere tutto il mestiere del perfetto imbalsamatore o naturalista- preparatore come dir si voglia; diremo semplicemente che gradiremmo dare qualche suggerimento utile al principiante che, come noi quando eravamo alle prime armi, di fronte alle ovvie difficoltà iniziali, potrebbe trovarsi impacciato rischiando di rinunciare al tutto prematuramente, nonché a tutti coloro che vogliono cimentarsi nell’arte delle preparazioni entomologiche senza essere obbligati ad acquistare da noi o altrove gli animali già messi in posa. Cercheremo inoltre di supplire così anche ad un’inevitabile carenza della nostra attività, ovvero potervi fornire le bestiole che desiderate già preparate, assieme alla certezza che poste o corriere che sia ve le consegnino sempre integre così come noi gliele affidiamo, cosa che purtroppo sfugge inevitabilmente al nostro controllo.
Nel relativo catalogo gli insetti sono prezzati senza il costo aggiuntivo della messa in posa (lavoro extra che gli impegni ci costringono a svolgere sempre più di rado) salvo poche preparazioni già confezionate, e già impacchettati ed essiccati in appositi involucri a prova d’urto pronti per esservi spediti (Fig.1).
A questo punto manca solo una cosa: insegnarvi come si fa a metterli in posa! Se qualcuno di voi già lo sa, non gli resta che procurarsi il necessario e procedere, così come chi non ha né pazienza né voglia o trova la cosa non di suo gradimento non gli resta che affidarci il lavoro e incrociare le dita... Tutti gli altri sono invitati a leggere le restanti righe. Un’osservazione ci sembra doverosa. Gli insetti secchi che noi vendiamo non portano malattie, anche quelli tropicali. Sono stati trattati o impregnandoli con idrocarburi (come ad es. usano più rozzamente in Uganda) oppure congelandoli alla partenza o all’arrivo. In più sono essiccati da lungo tempo, e anche rammorbidendoli non sveglierete virus o batteri assopiti, state tranquilli. Più avanti scoprirete anche le proprietà disinfettanti del processo di ammorbidimento che voi stessi userete (vedi camera umida). A questo punto l’unico ostacolo psicologico che dovrete superare è il possibile disgusto a maneggiare un animale morto, e questo sta unicamente a voi. Pensate allora che tutti gli Artropodi hanno lo scheletro esterno, e se non dovete svuotarli perché morti da poco in un vostro allevamento (vedi avanti), le parti molli (e più disgustose) si trovano e restano essiccate all’interno di una “scatola” chiusa. E’ senz’altro più disgustoso allora il lavoro del macellaio o del pescivendolo che maneggiano carni mollicce di Vertebrati...
MESSA IN POSA
Intendiamo con ciò tutta una serie di operazioni che consentono di estrarre un insetto secco dalla confezione, rammorbidirlo e quindi maneggiarlo a proprio piacimento senza romperlo al fine di disporlo in una posa gradevole che gli conferisca un aspetto quasi vitale tramite una disposizione simmetrica degli arti e delle appendici nonché del corpo stesso.
POSA CLASSICA
E’ quella che si rinviene nelle collezioni private, nei musei. Tuttavia spesso, per ragioni di spazio, obbliga a raccogliere l’animale con arti molto vicini al corpo e antenne e appendici varie il più possibile ripiegate, togliendo così quell’aspetto vitale che invece è possibile ammirare in un altro tipo di preparazione che è quella che si ritrova nei cosiddetti diorami, dove l’animale spesso ha un atteggiamento in attività (deambulatorio, combattivo, ecc.) secondo come lo si preferisce immortalare assieme ad un frammento del suo ambiente col quale viene associato (ricostruito artificialmente). Non staremo qui ad insegnarvi come posizionare il vostro animale (ne tanto meno a fabbricare diorami!); sarete voi stessi invece a scegliere la posa che più vi aggrada a seconda delle vostre esigenze, una volta imparate le regole generali.
ATTREZZATURA NECESSARIA
Senza dimenticare che tutto il materiale necessario (nonché la materia prima) ve lo possiamo fornire noi, il rimanente lo potete reperire ovunque con altrettanta facilità. Anzitutto cosa volete imbalsamare? Farfalle, oppure coleotteri, scorpioni, cavallette? Gli scorpioni li volete distesi o a coda e chele all’insù? E coleotteri e cavallette li volete ad ali spiegate, o raccolte sotto le elitre sull’addome? Dando per scontato che conosciate le parti fondamentali che compongono il corpo di un invertebrato (capo, torace, addome, antenne, zampe, mandibole, elitre, chele, pedipalpi, cheliceri, ali e così via) perché questo non è un trattato di Zoologia, procediamo con ordine.
Stenditoi. Anzitutto se dovete mettere in posa qualunque invertebrato che non sia una farfalla, non vi occorrono stenditoi particolarmente sofisticati. E anche per le farfalle, se non avete pretese eccessive di perfezione, gli stenditoi potete costruirveli da voi utilizzando, come per gli altri insetti, frammenti di polistirolo (Fig.2) facilmente reperibili, altrimenti, se non volete acquistarli da noi e siete bravi falegnami, potete fabbricarli utilizzando assicelle di morbido legno levigate. Come avete già intuito, quindi, la prima cosa che occorre, oltre l’insetto, è almeno un pezzo di polistirolo, oppure di poliuretano o plastozote, e comunque a forma di lastra squadrata e liscia non più sottile di un centimetro (Fig.3), da utilizzare
come ripiano su cui mettere in posa il vostro animale dopo averlo ammorbidito, e quindi lasciarlo lì ad asciugare per tutto il tempo necessario affinché torni ad essere di nuovo secco, ma nella nuova posizione in cui l’avrete bloccato. Per far questo servono due cose fondamentali: una camera umida e degli spilli entomologici. Gli spilli li abbiamo noi di tutte le misure, la camera umida potete fabbricarvela voi.
Camera umida
Un contenitore sufficientemente ampio a chiusura ermetica dove riporre ad ammorbidire gli insetti secchi (Fig.4). Consigliamo al principiante una di quelle scatole di plastica col coperchio con chiusura ermetica ad incastro, spesso utilizzati per riporvi alimenti, come nella foto sottostante. All’interno la colmerete per un terzo di una soluzione di acqua e alcool al 50%. L’acqua serve ad ammorbidire, sotto forma di vapore, gli insetti secchi, l’alcool ad impedire alle muffe di attaccarli nella fase delicata dell’ammorbidimento durante la quale i tessuti tornano molli ed elastici e nuovamente soggetti ai processi di putrefazione. Ricordiamo che l’alcool evapora molto più velocemente dell’acqua, pertanto raccomandiamo di rimboccarlo periodicamente man mano che si esaurisce, prima che sia la muffa sugli insetti a farvelo notare. L’evaporazione di acqua ed alcool avverrà spontaneamente a temperatura ambiente (a meno che non abbiate fretta di preparare i vostri insetti, allora potete riporre per non più di un giorno la scatola su di un termosifone, ovviamente sempre a coperchio chiuso). A galleggiare sul liquido metterete NON gli insetti come avrete forse pensato, ma una lastrina di polistirolo di un dito o meno di spessore, e su questa gli animali (Fig.5). C’è chi non usa la camera umida, ma mette gli insetti su dell’ovatta bagnata (che però asciuga rapidamente, e non va bene per artropodi di grosse dimensioni). Anche immergerli direttamente in acqua può servire, nel caso di giunture particolarmente resistenti e dure ad ammorbidirsi in tempi brevi, come le zampe di certi ragni giganti, oppure dei più grossi Dinastini (Scarabeidi cornuti). I tempi di ammorbidimento variano da animale ad animale, secondo le specie e le dimensioni. Indicativamente vi diremo che per gli insetti di pochi mm basta anche un giorno o poco più, per gli altri ci vorranno dai 3-4 gg. fino nei casi più tenaci ad una settimana, anche a seconda della tenuta ermetica della scatola, della temperatura ambientale che permette l’evaporazione dell’acqua e altri parametri.
Per sapere se sono pronti non vi resta che provare, superando il disgusto di toccare a mani nude un insetto morto ammorbidito (e spesso anche “puzzolente”: imparerete che ragni, cavallette o coleotteri hanno odori completamente diversi). Attenzione con le farfalle: troppo tempo “a mollo” rischiate di spappolarle, le ali si inzuppano e restano appiccicate fra loro (parleremo più avanti di quanto sono delicate). Non ci sono regole assolute: farfalle piccole si ammorbidiscono prima di altre grosse, ma certe specie, come il genere Charaxes della famiglia Nymphalidae, hanno legamenti potenti nelle giunture delle ali che resistono a cedere e dovrete lasciarle ad ammorbidirsi più a lungo per evitare il rischio poi di romperle o di causarne false pieghe. Pazienza, imparerete con l’esperienza; nel frattempo vi consigliamo di allenarvi con esemplari privi di valore che voi stesse potete catturare, o meglio (per loro) trovare già morti in giardino o in balcone, “togliendoli di bocca” alle formiche...
Spilli entomologici
Ne esistono di varie misure, classificati con i numeri, in ordine crescente dai più sottili ai più spessi (e anche lunghi). Ci sono gli 000, gli 00 e gli 0. I primi vanno bene per gli insetti microscopici, gli 0 si usano per i coleotteri sul mezzo centimetro o per bloccare (quando occorre) le ali alle farfalle e cavallette senza che poi si notino i forellini. I n°2 sono quelli più usati per tutti i tipi di insetti, sia per forarli col classico spillo col quale si appuntano, sia per bloccarli ad asciugare sugli stenditoi, ma non è una regola. I 3 ed i 4 sono più grossi, ma sempre della stessa lunghezza, mentre i n°7 oltre che più grossi, sono anche più lunghi, e vanno bene per infilzare i grossi Scarabeidi, o bloccare elementi piuttosto resistenti, come le zampe dei grossi ragni. Per la lunghezza i n°7 fanno comodo anche per impedire la rotazione involontaria nelle scatole entomologiche di insetti piuttosto alti, o per mettere in posa uno scorpione a coda in su.
Per cominciare, vi consigliamo di acquistare gli 0 e i 2 (Fig.6), che sono quelli che si usano di più, ma c’è chi si trova bene anche con gli 00 ed i 3.
Pinzette
Siamo scimmie manipolatrici, e scoprirete quanto vi troverete meglio ad usare le vostre dita per molte operazioni (i guanti in lattice che vi sabotano il tatto sono consigliati solo per svuotare certi insetti dalle interiora o per alcuni ragni, come certi Teraphosidi che, anche dopo morti, continuano ad avere i peli urticanti... roba da grattarsi le mani per giorni, esperienza che abbiamo provato e che non vi consigliamo assolutamente!). Tuttavia non è possibile fare a meno di almeno un paio di pinzette, con le quali afferrare le ali delle farfalle e le zampe e le antenne agli insetti durante le operazioni per la messa in posa. Per le delicatissime ali dei microlepidotteri, per le antennine e le zampette di piccoli insetti (inafferrabili coi nostri soli polpastrelli), oltre ad aiutarvi con gli stessi spilli, vi consigliamo le nostre pinzette entomologiche artigianali (Fig.7). Per tutte le altre operazioni, vanno benissimo le classiche pinzette a punta acuminata e senza zighirinatura (quindi non quelle delle ciglia!) che si usano per i francobolli (rintracciabili in qualunque negozio di filatelia) (Fig.8).
A questo punto avete tutto l’occorrente essenziale per procedere alla vostra prima operazione di messa in posa: l’insetto, la camera umida, la lastra di polistirolo, gli spilli e le pinzette.
SCARTAMENTO
Chi bene comincia è a metà dell’opera. Non abbiate fretta ad estrarre l’insetto dalla confezione. Ricordate che è essiccato, quindi rigido e delicato proprio come una foglia secca o un fiore secco. Basta un nonnulla per rompere una zampetta, una antenna o un’ala. Per di più le confezioni che vengono effettuate in certi paesi tropicali d’origine lasciano spesso a desiderare. Alcuni in Colombia incartano le cavallette con la carta quadrettata usata dei quaderni per l’asilo; altri in Thailandia abbondano a tal punto con le graffette che poco manca cuciano anche l’insetto... Quindi attenzione: usate forbicine e taglierino per rimuovere i bordi di cartoncino spillato o incidere lentamente l’involucro
facendo attenzione che la lama non trascini anche l’ovatta su cui spesso giace l’insetto, facendolo frantumare (Figg.9-10). Tolto tutto l’involucro, attenzione ancora a liberare l’animale dall’ovatta, potrebbe restarvi impigliato con le unghiette, o incollato da qualche perdita sottostante di emolinfa essiccata (il “sangue” degli artropodi). Finalmente staccato l’insetto (non preoccupatevi di rimuovere tutti i fili di ovatta: bagnati verranno via più facilmente, e una volta ammorbidito, anche l’insetto non rischierà più di rompersi con improvvisi strattoni), deponetelo nella vostra camera umida e lasciatevelo il tempo sufficiente: non troppo poco (sarà ancora duro se, delicatamente, vi accorgete che non riuscite a piegare una zampa) e non troppo a lungo (se troppo ammollato rischiate che vi resti in mano qualche pezzo, come una zampa, ma anche la testa dal torace, o il torace dall’addome, e così via).
RIPARAZIONE
Niente paura! Estraendoli dalla confezione spesso si rompono, ma non si butta niente, si può aggiustare quasi tutto, quindi non lasciatevi prendere dal panico. E’ solo una seccatura che ruba tempo e per cui occorre solo una buona dose di pazienza e precisione. Tutti gli artropodi si aggiustano con la colla vinilica: è idrosolubile, e se una vostra riparazione non vi piace, potete sempre rammorbidire l’animale: la colla si scioglie e potete ripetere l’operazione (non usate mai quindi colle acriliche, che quando asciugano cristallizzano e non si possono più rimuovere). La colla vinilica, inoltre, anche se quando la si usa è bianca, una volta asciutta diventa trasparente ed invisibile (non mettetene troppa o il grumo anche se trasparente si vedrà lo stesso...). Per praticità e miglior presa la colla dovrà essere usata sull’insetto asciutto e non sui pezzi appena estratti dalla camera umida, ma non è una regola. Conservate tutti i pezzi direttamente in camera umida accanto all’insetto stesso, così da non perderli per colpa di una corrente d’aria o un sospiro, e ritrovarli morbidi al momento di riattaccarli. Più avanti spiegheremo per ogni gruppo come incollare le parti staccate durante la messa in posa, o a causa di rotture involontarie successive dovute ad urti o scossoni.
MESSA IN POSA DI COLEOTTERI
Avete appena estratto l’insetto dalla camera umida, morbido al punto giusto. Molto probabilmente avete già un’idea su come metterlo in posa in base al vostro personale gusto estetico; diversamente, se conoscete il suo nome scientifico, potete ispirarvi, qualora vi sia, alla foto corrispondente sul nostro catalogo.
Controllo mobilità. Controllate che tutte le articolazioni delle varie appendici siano diventate mobili. L’attacco prossimale (cioè al corpo) degli arti per certi coleotteri è molto sofisticato, ricorda certi giunti cardanici: non forzate mai le zampe oltre i loro naturali gradi di libertà, e non fatevi ingannare dalla resistenza iniziale che talvolta offrono alla trazione: facendo leva, assecondate il movimento in maniera graduale e senza bruschi strattoni, finché uno scatto improvviso segnalerà quasi mai la rottura dell’arto ma il successo dell’impresa (Fig.11). Se la testa ha una posizione inclinata controllate (Fig.12) che sia libera di ruotare (certi Dinastini con lunghe corna sul capo necessitano che questo venga piegato in avanti per evitare che poi urti contro il coperchio delle scatole entomologiche). Per gli Scarabei non dimenticate mai di estroflettere le antenne ripiegate sotto al capo (Fig.12) o sarà poi piuttosto complicato afferrarle aiutandosi solo con uno spillo quando l’animale è già tutto bello bloccato e capovolto sullo stenditoio.
Bloccaggio del corpo
Anzitutto dovete bloccarlo al piano di lavoro, altrimenti se tirate da una parte il resto vi verrà appresso! I coleotteri per una regola che vige dall’800 si fissano infilando uno spillo nell’elitra destra, più in alto della metà dell’addome (Figg.13 e 14). Lo spillo (solitamente un n°2, se le dimensioni dell’animale non sono troppo ridotte o di taglia gigante) dovrà trapassare l’animale dal dorso al ventre perpendicolarmente l’asse del corpo, e piantarsi sul sottostante stenditoio di polistirolo (o altro materiale morbido), dove lo bloccherà per tutta la durata della messa in posa. Fate attenzione (col tempo vi farete l’occhio) che sbuchi in un punto libero dell’addome, e NON traforando anche una zampa (come spesso càpita) o la sua articolazione prossimale! In tal caso (se non volete rinunciare a mettere in posa la zampa così bloccata) non vi resta che sfilarlo e praticare un secondo foro, augurandovi che il primo non sia troppo visibile (più sottile è lo spillo meno si vedrà, ma attenzione perché elitre, tergiti o sterniti (i pezzi dorsali o ventrali) troppo coriacei possono piegare la punta dello spillo rendendolo inutilizzabile. Potete disporre il coleottero sullo stenditoio nel verso cefalo-caudale (nord-sud) o latero-laterale (est-ovest) rispetto a voi a seconda di come vi verranno meglio le successive operazioni. Per un migliore bloccaggio, vi consigliamo di accostare verso l’estremità posteriore ai lati dell’addome, altri due spilli appuntati nel polistirolo (Fig.14).
Bloccaggio degli arti
Potete cominciare a vostro piacimento dagli arti anteriori o da quelli posteriori. E’ probabile che agli inizi dobbiate ripetere le varie operazioni più volte finché non trovate la posa che più soddisfa il vostro senso estetico e la vostra precisione, soprattutto quando passate dalla prima zampa alle successive cercando di disporle simmetricamente a quelle sul lato opposto. Solitamente si usa per i coleotteri rivolgere i 2 arti anteriori in avanti e gli altri 4 all’indietro. L’angolo che più o meno li discosta dal corpo dipende dalla posa che volete dargli. Per spostarli usate le pinzette, quindi scelta la posizione sul piano, bloccate l’arto fermandolo (Fig.15) tra il polistirolo e lo stesso spillo piantato obliquamente (nel polistirolo, NON nell’arto!); altrimenti potete anche utilizzare un paio di spilli incrociati “a forbice” sopra l’arto (Fig.16). Più frequentemente, soprattutto per quegli esemplari “testardi” che non si accontentano di 1 o 2 spilli per zampa, dovrete posizionarne altri supplementari per fermare tutti i segmenti della zampa nella posizione desiderata (Fig.17).
Bloccaggio di antenne e mandibole
Anche qui la fantasia e l’ingegno di ciascuno ha libera iniziativa. Le antenne degli Scarabeidi, Carabidi, Buprestidi e Lucanidi (Fig.19) richiedono forse meno impegno delle lunghe antenne dei Cerambicidi (Fig.18), ma il principio è sempre lo stesso: con le dita e le pinzette portate le antenne nella posizione che desiderate, e poco per volta bloccatele con gli spilli tutt’attorno, inclinandoli in un verso o nell’altro, disponendoli a ponticello o a forcella a seconda della situazione e del segmento interessato, così da lasciarle sospese in aria ad asciugare ed irrigidirsi. Anche le mascelle dei Lucanidi (Fig.19) richiedono la vostra attenzione: se le gradite divaricate, forzatene i legamenti aprendole con le dita o con l’aiuto di una pinzetta. Faranno sicuramente molta resistenza; sappiate sempre valutare quando stanno davvero per cedere o se sono ancora troppo rigide e occorre lasciarle altro tempo ad ammorbidirsi (certe volte occorre persino fare un’iniezione locale di acqua!); se le rompete non sarà molto semplice ricollocarle con la colla vinilica nella loro sede originale...
Parti staccate
Se non avete avuto problemi, giunti a questo punto avete terminato il vostro lavoro. Non vi resta che lasciare asciugare il vostro coleottero per qualche giorno, quindi togliere gli spilli e, afferrandolo da quello che lo appunta nell’elitra destra (l’unico che non va più tolto!), inserirlo nella bacheca della vostra collezione con tanto di cartellino col nome scientifico e tutti i dati di cattura.
Tuttavia possono verificarsi degli inevitabili incidenti. Ad esempio, tirandolo fuori dalla confezione o durante la stessa messa in posa, può essere saltata una zampa, un’unghia, un’antenna, o essersi separate le parti principali del corpo, come la testa dal torace, o il torace dall’addome. Se avete fatto come vi abbiamo consigliato, cioè avete messo ogni parte in camera umida, non vi resta che procedere a... rate, cioè mettere in posa le singole componenti separatamente, magari accostandole nei pressi del corpo dell’animale per non perdere di vista la simmetria generale.
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