Piccolo manuale per preparare da soli i vostri insetti (parte 2)
Ad esempio, se s’è staccata una zampa (Fig.20), dopo aver messo in posa tutto il resto, regolandovi con la zampetta corrispondente sul lato opposto del corpo, potete bloccare quella staccata in maniera simmetrica sullo stenditoio con tutta una serie si spilli, e, quando sarà asciutta, riattaccarla quindi al corpo ormai essiccata con la giusta angolazione delle articolazioni. Se vi sembra troppo complicato mettere in posa la singola zampa lontana dal corpo dell’animale, potete provare ad incollarla ad esso quand’è ancora umida e flessibile con
una goccia di colla vinilica, bloccandola come potete in quella posizione con degli spilli, facendo però attenzione di non attaccarla senza volerlo anche allo stenditoio o agli spilli, data la difficoltà di congiungere l’arto all’attacco prossimale che purtroppo si trova nascosto sotto al corpo dell’animale. Se invece avete messo in posa l’arto a parte, potete incollarlo successivamente al corpo, ormai entrambi asciutti, capovolgendo il coleottero e bloccare questo e l’arto stesso con degli spilli tutt’attorno (qui dovete ingegnarvi con la vostra fantasia), facendo attenzione che la pianta del piede sia pari alle altre cinque (aiutatevi con un foglio di carta che simula il piano d’appoggio se di profilo l’occhio vi inganna) o quando rigirerete il coleottero le zampe non saranno tutte alla medesima altezza. Se avete scelto di collezionare Tenebrionidi, abbiate molta pazienza: purtroppo si staccano con molta facilità le zampe.
Più facile è riattaccare la testa o il torace all’addome. Potete farlo da subito, mettendo la colla sulle parti staccate ed accostarle tenendole bloccate con degli spilli in opposizione. Quindi, proseguire con le normali operazioni di messa in posa. Per le antenne, se sono corte come quelle degli Scarabeidi, basta una goccia di colla vinilica e un paio di spilli per tenerle sollevate ad asciugare. Per le lunghe antenne dei Cerambicidi, occorreranno invece tutta una serie di spilli a ponte che ne sorreggano il peso e le accompagnino per tutta la lunghezza dandogli la curvatura e l’inclinazione che avrete deciso.
Coleotteri ad ali aperte
E’ possibile anche mettere in posa i coleotteri ad ali ed elitre spiegate (Fig.21). Più sono piccoli, più l’operazione sarà difficile e non ve la consigliamo. Fra l’altro non si usa molto inserire nelle collezioni entomologiche animali in pose non troppo convenzionali. Comunque è fattibile. Anzitutto non piantate lo spillo nell’elitra destra, ma sollevatele entrambe con l’aiuto di dita e pinzette, cercando di non forzarle eccessivamente o si staccheranno dall’inserzione a cerniera sul torace. Inoltre fate attenzione ad assecondarne la rotazione se si impuntano contro il torace. Fatto ciò, bloccate il coleottero allo stenditoio con uno spillo al centro nella parte alta dell’addome, evitando così di trapassare le ali sottostanti. Lasciandolo ad elitre scostate, mettete in posa tutte le zampe. Quindi forate le elitre con degli spilli sottili (attenzione a non piegarne la punta) che arrivino giù sino allo stenditoio e bloccatele alla giusta altezza. Ora spiegate le ali afferrandole dalle nervature esterne più grosse con la pinzetta e, ruotandole, bloccatele distese perpendicolarmente all’asse del corpo, trapassandole con degli spilli sottili subito al di sotto della grossa nervatura esterna affinché non si lacerino. Il tutto dovrete farlo infilando al di sotto, tra l’ala e lo stenditoio, dei pezzi di polistirolo alti sino all’ala per tenerle così sollevate e distenderne meglio tutte le pieghe). Per far ciò potete anche stendere sull’ala delle strisce di carta bloccate anch’esse con degli spilli).
MESSA IN POSA DI FARFALLE
Per le farfalle purtroppo c’è molta meno libertà di scelta, in quanto l’estetica della messa in posa non può che seguire inevitabili regole, pena una posa scadente e poco gradevole; inoltre occorre prestare molta attenzione durante le fasi di preparazione, in quanto le ali, su cui si concentrerà la quasi totalità del lavoro, sono molto delicate, e non è necessario essere goffi o inesperti per lacerarle o rovinarne irreparabilmente la struttura.
Come saprete le ali delle farfalle sono ricoperte di minuscole scagliette che conferiscono loro quel complesso e policromo disegno che le rende tanto più belle rispetto a libellule, mosche o vespe con le ali semplicemente trasparenti. Eppure basta passare sopra un dito per portarle via, quindi la prima regola è di evitare di toccare le ali con le dita, salvo quegli esemplari più resistenti all’abrasione dei nostri...dermatoglifi (impronte digitali), che voi stessi scoprirete con l’esperienza. Per cominciare vi consigliamo di allenarvi con farfalle senza valore o semidanneggiate, magari trovate morte in balcone a primavera. Si comincia sempre allo stesso modo: camera umida, spilli e stenditoio. Quest’ultimo però, se di polistirolo (con la superficie più liscia possibile, altrimenti sono molto più indicati quelli professionali in legno, Fig.22), deve sempre avere una scanalatura centrale (Fig.2), che potrete ricavare da voi con molta pazienza ed un taglierino. Per le farfalle giganti vi occorrerà uno stenditoio più ampio con un solco più spesso, così come viceversa per le piccole farfalline. In più occorrono delle strisce di carta di varie misure che potrete preparare con le forbici affettando un semplice foglio (Fig.22). Più adatte sarebbero delle strisce di cellophane trasparenti (il materiale che avvolge i pacchetti delle sigarette, per capirci), perché non sono legno, Fig.22), deve sempre avere una scanalatura centrale (Fig.2), che potrete ricavare da voi con molta pazienza ed un taglierino. Per le farfalle giganti vi occorrerà uno stenditoio più ampio con un solco più spesso, così come viceversa per le piccole farfalline. In più occorrono delle strisce di carta di varie misure che potrete preparare con le forbici affettando un semplice foglio (Fig.22). Più adatte sarebbero delle strisce di cellophane trasparenti (il materiale che avvolge i pacchetti delle sigarette, per capirci), perché non
sono abrasive contro le ali delle farfalle e consentono di vedere cosa state facendo al di sotto di esse. Gli spilli dovranno essere normali (2, 3) e sottili (00, 0): i primi per bloccare il corpo dell’animale e le strisce allo stenditoio, i secondi se sarà necessario appuntare anche le ali con tutta la striscia per bloccarle meglio, a seconda della tendenza che avranno o meno a tornare nella loro posizione ripiegata (magari ritirandosi a vostra insaputa mentre si stanno asciugando...).
Controllo mobilità
Togliete delicatamente la farfalla dalla camera umida con l’aiuto delle pinzette. Afferratela con due dita dal torace e con le pinzette nell’altra mano provate ad allargare le ali divaricando le due anteriori. Se fanno molta resistenza e non vi sembrano particolarmente umide, sarà il caso di lasciarla ancora un po’ ad ammorbidirsi, altrimenti la farfalla è pronta per esser messa in posa.
Bloccaggio del corpo
Decidete subito come volete tenere lo stenditoio mentre lavorate, se nel verso della larghezza o della lunghezza. Tenete conto di come vi troverete a manipolare le ali ora su un lato, ora sull’altro, se siete mancini, se vi allontanerete sempre più aggiungendo altre farfalle di seguito la prima, se preferite procedere da destra verso sinistra o dal centro verso i lati, e se vi sembra meglio con la testa della farfalla puntata in un verso oppure nell’altro. Possano sembrare sciocchezze, ma in realtà potrebbero evitarvi quel senso di goffaggine del primo approccio, facendo sembrare la cosa più difficile di quanto non sia in realtà. Deciso questo (con possibili aggiustamenti futuri) calate la farfalla col corpo nel solco dello stenditoio (potete anche afferrare le ali con le dita: così chiuse state toccando la faccia inferiore, mentre la faccia superiore con le scagliette si trova protetta all’interno). Quindi, mentre con le pinzette tenete le ali leggermente divaricate (il solco dello stenditoio vi aiuterà a tenere ferma la farfalla in mancanza di una terza mano) infilate uno spillo di spessore adeguato alle dimensioni del corpo attraverso il torace dell’animale (Fig.23), sino a penetrare nel polistirolo (o nella striscia spugnosa sotto la tela dello stenditoio professionale).
Assicuratevi che la farfalla non sia sprofondata troppo se di dimensioni minute rispetto al solco: vi accorgerete che le ali non spianano quando proverete ad aprirle sino a toccare il piano dello stenditoio, tendendo a formare una falsa piega, cosa assolutamente da evitare. In tal caso fate scorrere in su lo spillo o la stessa farfalla attraverso lo spillo, se questo perde stabilità col fondo in cui è piantato e si inclina mentre allargate o tirate le ali. Questo aggiustamento è meglio farlo subito perché le farfalle, asciugando, aderiscono allo spillo, e data la loro delicatezza, farle scorrere successivamente può rischiare di danneggiarle.
Bloccaggio delle ali
Fermate provvisoriamente le ali allo stenditoio accompagnandole nella loro discesa con la stessa striscia di carta, spingendo al di sopra di questa senza toccare le ali con le dita. Con una striscia e un paio di spilli bloccherete le due ali di destra (l’anteriore sempre leggermente sovrapposta a quella posteriore) e con un’altra quelle di sinistra. A questo punto accostate due spilli ai fianchi dell’addome e la farfalla verrà bloccata dal ruotare attorno al suo spillo mentre tirerete poi le ali.
Deciso con quale lato volete cominciare, togliete la striscia ed afferrate l’ala anteriore con le pinzette anteriormente, non troppo lontano dal corpo, in un punto che giudicate robusto (una nervatura) e non sul margine come in Fig.24, ma afferrando con le pinze un’ampia zona dell’ala, per essere sicuri che movimenti bruschi, angolo di rotazione errato, o resistenza stessa dell’ala non ve la facciano lacerare. Tirate l’ala assecondandone la rotazione sino a che
il margine inferiore di questa non sia esattamente perpendicolare all’asse del corpo. Questo punto d’arresto vi assicurerà la messa in posa perfetta dell’animale, pertanto se l’ala vi sfuggirà o tenderà a calare successivamente, ripetete anche tutta la messa in posa ma assicuratevi di riportarla in questa posizione! Fatto ciò, restando immobili con le pinzette, calate la striscia di carta (o di cellophane) sull’ala e bloccatela con uno spillo piantandolo esattamente subito dopo il margine superiore dell’ala, il più accostato possibile ad esso. Questo vi aiuterà a trattenere l’ala e ad impedire successivamente che si sposti in avanti quando preparate le ali sul lato opposto. Non vi fidate a lasciare l’ala così parzialmente semibloccata, ma trattenetela con un dito al di sopra della striscia.
Ora, come in Fig.25, sollevando la striscia dall’altra estremità (utilizzando le altre dita della stessa mano che tiene ferma l’ala), con le pinzette afferrate l’ala posteriore dal suo margine inferiore e, spingendola delicatamente, cercate di infilarla appena al di sotto dell’ala anteriore. Se, per qualche motivo, tirando su troppo l’ala anteriore (casomai assicuratevi che la posteriore la segua nel suo percorso senza separarsi eccessivamente), la posteriore si fosse accavallata sovrapponendosi a questa, aiutandovi con le pinzette, cercate di riportarle nel loro stato naturale (sempre l’anteriore sulla posteriore). Giudicate voi quando fermarvi dall’infilare un’ala sotto l’altra in base al vostro gusto estetico riguardo il disegno delle ali di quel particolare tipo di farfalla, cercando di non nascondere troppo un’ala sotto l’altra, né di separarle troppo lasciando scoperto il bordo superiore (talvolta sbiadito) dell’ala posteriore o accostandone il lembo inferiore all’addome. Trovata la posizione congeniale, calate l’estremità libera della striscia e bloccatela allo stenditoio con un altro spillo in prossimità del margine inferiore dell’ala posteriore, il più accostato possibile ad esso. Ciò consentirà il miglior bloccaggio all’ala appena posizionata.
Per le farfalle piccole e meno problematiche come ad es. le Pieridi, spesso bastano questi due spilli e un’unica striscia di carta. Per farfalle più grosse o con ali che tendono a richiudersi e non restare nella posizione che gli avete dato, nonostante striscia e spilli, occorre trattenere le ali con le dita sulla striscia anche dopo aver piantato i due spilli e quindi aggiungerne degli altri, ad es. due per ogni estremità della striscia (che sarà di larghezza maggiore, a seconda delle dimensioni dell’ala), e ancora, se necessario, degli spilli n°0 che trapassino striscia ed ala, bloccandola definitivamente allo stenditoio, evitando così la seccatura che l’ala anteriore scenda e quella posteriore salga contro la vostra volontà. Lo spillo più sottile eviterà che si notino i fori attraverso l’ala, attenzione però che non si pieghi la punta contro un eventuale stenditoio di legno.
Il lavoro non termina qui. Se avete usato una larga striscia che copriva interamente la coppia d’ali, la farfalla sta a posto così. Altrimenti, come nelle Figg.26 e 27, almeno un paio di strisce per lato sono
necessarie, per impedire che i bordi distali delle ali, in genere le anteriori, si incurvino vero l’alto asciugandosi. La striscia di carta ha il pregio di assorbire l’umidità che satura le ali, accelerando il processo di asciugatura e riducendo il tempo di posa. Inoltre spesso la seconda striscia è comoda perché vi si può piantare al centro uno spillo che va a cadere
esattamente nella biforcazione a V che avete lasciato tra le due ali (Fig.26), così da bloccarle come si deve senza che possano più scivolare l’una verso l’altra, e in tal caso si può anche fare a meno degli spilli sottili che le trapassano (salvo casi di ali particolarmente “testarde”). Per preparare farfalle “in serie”, si possono usare due larghe strisce lunghe quanto lo stenditoio, e via via che si aggiungono farfalle, con la stessa striscia bloccare tutte le ali dallo stesso lato. Più si diventa esperti, più si potranno accostare le farfalle l’una dopo l’altra, facendone entrare di più sul medesimo stenditoio.
Raccomandazioni
Fate sempre attenzione a non strusciare troppo le ali contro le strisce di carta che ne portano via le scagliette, e assecondate l’angolo di rotazione dell’ala mentre la si trascina con le pinzette, magari facendo l’operazione in più tappe, fermando l’ala col dito sulla striscia e togliendo la pinzetta, per poi riafferrare l’ala con un’altra inclinazione della pinzetta e proseguire, evitando così tristi lacerazioni (se lievi si possono riparare, vedi avanti).
Bloccaggio testa, antenne ed addome
Terminato con le ali, il grosso del lavoro è ormai fatto.
Se l’addome tende a sollevarsi verso l’alto o non essere parallelo al solco dello stenditoio, usate i due spilli laterali messi precedentemente per bloccare la farfalla e posizionateli a croce sopra l’addome, abbassandolo e raddrizzandolo.
Per quanto riguarda la testa, spesso la bustina che conteneva l’animale ha costretto il capo a prendere una piega inclinata lateralmente. Facendo attenzione a non rompere le antenne, usate uno o più spilli piantati obliquamente alle pareti verticali del solco per dare la giusta inclinazione alla testa (ovvero occhi laterali e spirotromba sottostante) spingendola da sopra. Le antenne spesso tendono verso l’alto: sempre con altri spilli obliqui, abbassatele parallele allo stenditoio e discostatele a V, rivolte in avanti.
A questo punto il lavoro è terminato. Lasciate l’animale ad asciugare per alcuni giorni, poi togliete gli spilli tenendo ferme le strisce con le dita, e la farfalla è pronta per entrare a far parte della vostra collezione. Attenzione agli spilli attorno le antenne ormai rigide: sfilateli con molta cura: basta un urto per farle saltare!
Preparazione sul lato ventrale
Considerando che le farfalle vengono sempre imbustate con la faccia superiore delle ali racchiusa, è praticamente impossibile prepararle capovolte direttamente così come sono. Quindi, se avete l’intenzione di esporre l’animale con la faccia inferiore verso l’alto, ad es. perché più bella per disegni e colori di quella superiore (Fig.28), o per avere due esemplari della stessa specie in entrambi i versi, vi consigliamo di
metterlo in posa come finora è stato già detto, ma utilizzando uno stenditoio piano oppure a sponde convesse, ma mai a sponde concave (cioè quelli più comuni in commercio usati normalmente). Questo vi consentirà di poter capovolgere la farfalla senza ritrovarvela poi con le ali spioventi verso il basso.
Per ribaltarla, una volta che si è asciugata, dovrete fare molta attenzione nello sfilare lo spillo in maniera tale da non rompere corpo od ali. Anzitutto non bisogna mai forzare lo spillo ad uscire dal torace, ma assecondarlo senza strattoni. Per far ciò vi consigliamo, senza mai toccare le ali, di afferrare la capocchia dello spillo con due dita; quindi mettere la pinzetta di taglio, accostandola allo spillo aperta (cioè senza stringere lo spillo), sul dorso della farfalla (Fig.29). Poi, tenendo ferma la mano che la impugna, sfilare piano lo spillo dalla farfalla con l’altra mano. Se la farfalla è abbastanza grossa e la vostra mano abbastanza piccola, potete sostituire la pinzetta col pollice e l’indice. Giunti alla fine dello spillo, abbassatevi sul piano di lavoro per non far precipitare l’insetto. A questo punto capovolgetelo e armatevi di santa pazienza per ritrovare tra i peli il foro in cui ripiantare lo spillo. Se vi accorgete che il buco s’è “spanato”, ossia lo spillo ci va largo e la farfalla gira su se stessa, l’unica cosa da fare è bagnare appena di colla vinilica il tratto di spillo ove si fermerà il corpo: ricordate però che fatto ciò non potrete poi più toglierlo, a meno di rimettere nuovamente l’insetto in camera umida e ricominciare tutto daccapo: la colla si ammollerà e lo spillo potrà esser sfilato.
Riparazione parti staccate e ali lacerate
Come per i coleotteri, anche per le farfalle è possibile riattaccare testa, addome o antenne staccate facendo uso di colla vinilica con cui riaccostare le parti separate mediante una pinzetta, mani ferme e un po’ di pazienza. Non scordate mai di bloccare l’animale con due spilli ai lati dell’addome o ruoterà su se stesso mentre lavorate. Degli altri spilli incrociati a sostenere le parti nella giusta posizione completeranno il lavoro. Quanto alle zampe staccate, difficilmente rimangono fissate al corpo ancora prima che le prepariate, e se non siete pignoli quelle venute via potete anche gettarle, di solito restano invisibili raccolte sotto al corpo. Un po’ più laborioso invece sarà riparare eventuali ali lacerate.
Il caso più semplice è quando la lacerazione è circoscritta all’interno dell’ala. In pratica una fessura filiforme e quasi invisibile. In tal caso basta capovolgere la farfalla sul lato inferiore (o superiore, se l’animale verrà esposto capovolto) e spennellare appena il solco della fessura con la colla vinilica utilizzando a mo’ di pennello la capocchia o la punta di uno spillo, senza esagerare col quantitativo. In pratica un filo sottile di colla terrà unite le due parti e quando asciugherà diverrà trasparente. Capovolto l’animale, se il lavoro è stato fatto bene, non si dovrebbe più scorgere nulla. Fate il tutto rapidamente o il filo di colla, asciugando rapidamente, potrebbe aderire allo spillo facendovi lacerare l’ala.
Più complicato il caso di una ala rotta con un lembo penzolante o peggio staccato. Se poi è frantumata in più pezzi il rompicapo si avvicinerà all’impossibile e la qualità del lavoro lascerà sempre più a desiderare! Il procedimento comunque è sempre lo stesso: un filo di colla da stendere con lo spillo sull’orlo di una delle superfici da riaccostare, le pinzette per afferrare il frammento, la mano ferma per far combaciare esattamente le parti: evitate di sbagliare, perché così poca colla asciuga ed aderisce subito e riprovare tirando via il lembo significa spesso lacerare la delicatissima ala, magari in un punto diverso! Niente fretta, quindi, ma anche senza impiegare troppo tempo. Degli spilli sottostanti inclinati a sorreggere le parti vanno bene, ma è sempre meglio aggiungerne altri a bloccare l’ala anche da sopra perché la colla, asciugando, potrebbe farla accartocciare.
MESSA IN POSA DI ALTRI ARTROPODI
Pur non entrando nel particolare per ogni altro gruppo di artropodi esistenti per non rischiare che questa guida diventi un’enciclopedia, cercheremo di dare qualche consiglio di carattere generale sui gruppi più importanti, fermo restando le regole generali sopra discusse per coleotteri e farfalle sempre riutilizzabili e applicabili a seconda delle necessità.
Scorpioni. Per quanto concerne gli scorpioni ricordiamo che si ammorbidiscono facilmente, quindi non lasciateli in ammollo troppi giorni o sarà più antipatico metterli in posa. Cominciate aprendo le chele, poi bloccateli con lo spillo nel corpo e altri due laterali. Iniziate dalle chele o dalle ultime zampe, come vi viene meglio. Coi pedipalpi divaricati a chele aperte la posa è più spettacolare. Le zampe non distendetele troppo: una leggera curvatura ad arco ne simula efficacemente l’andatura. Potete lasciare le chele in piano oppure sollevate, idem per la coda che potete curvare sull’addome (Fig.30); ricordate però che così non sarà più possibile introdurre l’animale in una normale scatola entomologica (a tal scopo abbiamo delle capienti scatolette di plexiglas trasparente a fondo bianco per gli scorpioni più piccoli – vedi Catalogo Accessori). Per tenere chele e coda sollevate, potete ingegnarvi utilizzando vari blocchetti di polistirolo e un cospicuo numero di spilli (utili i n°7 per circondare la coda).
Ragni
Anche i ragni ammorbidiscono rapidamente, salvo la gigantesca Teraphosa leblondi. Se l’addome è già stato imbottito con dell’ovatta, strizzatelo delicatamente più volte (senza ammaccarlo) su della carta assorbente: si asciugherà prima. Fate molta attenzione allo spillo attraverso il torace che è delicatissimo e si sfonda facilmente. Inoltre, come per gli scorpioni, il foro tende a spanarsi: a termine della posa talvolta conviene fissare lo spillo al corpo con della colla vinilica. Se ci tenete a mettere in mostra le “zanne”, come prima operazione distendete i cheliceri, facendoli ruotare verso l’esterno dalla loro posizione richiusa o, una volta iniziata la posa, col ragno al dritto sullo stenditoio vi sarà quasi impossibile riuscire ad afferrarli, nascosti sotto al cefalotorace. Come per le chele degli scorpioni, attenzione a non spezzarli se fanno troppa resistenza. Ora aprite le zampe a raggiera (Fig.31), distanziandole con simmetria, quindi bloccatele lasciandole leggermente piegate ad arco per simulare una posa quasi naturale (i ragni da vivi in realtà amano stare appallottolati...). Non scordatevi di raddrizzare le filiere all’apice dell’addome.
Locuste e cavallette
Certi Ortotteri sono di gran lunga molto più spettacolari se messi in posa ad ali ed elitre aperte (Fig.32), e non solo per l’ampia apertura alare, ma per i colori vivaci che spesso hanno le stesse ali o il corpo sottostante. Attenzione: questi insetti si ammorbidiscono facilmente e le giunture tendono a spappolarsi se lasciati a mollo troppo a lungo. Cominciate a scostare le zampe e le antenne raccolte sul corpo. Poi, con pazienza, se le elitre coprono anche il torace, divaricatele con le dita quel tanto che vi consente di infilarvi lo spillo. Quindi, come vi viene meglio, bloccate le zampe e quindi i fianchi dell’addome per impedirgli di ruotare, evitando che questi spilli possano esservi di impiccio quando aprirete ali ed elitre. Bloccate con cura le zampe centrali, perché vi sarà difficile riposizionarle quando vi avrete disteso al di sopra l’apparato alare. Cominciate a ruotare un’elitra finché il suo asse sia perpendicolare (anche poco più oltre) a quello del corpo. Quindi bloccatela forandola con uno spillo n°0 o anche più sottile se non fa molta resistenza. Per tenerla all’altezza giusta infilate al di sotto dei blocchetti di polistirolo che potete trapassare con tutto lo spillo dell’ala (e all’occorrenza con altri spilli). Ripetete lo stesso con simmetria sull’altro lato, quindi passate all’ala, e aprendola come un ventaglio, infilatela appena al di sotto del profilo dell’elitra, quindi trapassatele assieme bloccandole con uno o più spilli sottili. Con altri due spilli incrociati a ponte, abbasserete l’addome se tende a sollevarsi. Se l’esemplare è femmina, attenzione all’ovopositore che asciugando tende ad aprirsi a V nei suoi componenti laminari: bloccatelo con più spilli posti ai lati. Infine posizionate le antenne, a vostro gusto, e la testa, se è storta di lato.
Mantidi
Ci sono certe mantidi tropicali che assomigliano a foglie, che sono molto più spettacolari se preparate ad ali aperte e magari col torace sollevato e gli arti anteriori raptatori in posa aggressiva. Non è molto facile prepararle a questo modo, e questo vale anche per la nostra Mantis religiosa (Fig.33). Fate molta attenzione alle due paia d’ali, che
sono membranose e quindi piuttosto fragili e tendono a lacerarsi con lo stesso spillo con cui cercherete di bloccarle in posizione aperta. Inoltre dovrete tenere le ali sollevate mentre bloccate le zampe centrali e posteriori con gli spilli. Questi andranno disposti il più obliquamente possibile per evitare che forino le ali dal di sotto. Ora dovrete ingegnarvi nel cercare di bloccare in posizione sollevata il torace, divaricando e tenendo sollevati contemporaneamente gli arti anteriori. Poi provate ad aprire le pinze dentellate: per il tutto vi occorrerà una certa abilità e un bel po’ di spilli di varia lunghezza. Assicuratevi che la testa sia dritta, quindi bloccate le ali con spilli sottili più o meno come già detto per gli Ortotteri. Se necessario infilate sotto una placchetta di polistirolo per non far abbassare le ali.
Millepiedi e centopiedi
Questi Artropodi non sono particolarmente difficili da preparare. Solitamente i millepiedi non si forano con lo spillo, ma nulla ve lo impedisce (Fig.34), anche se incontrerete una certa resistenza. Cercare di mettere in posa tutte le zampe a contatto col piano è un’impresa a dir poco eroica se intendete farlo con gli spilli. Meglio delle striscette di polistirolo che abbassano più gruppi di zampe contemporaneamente, a loro volta piantate con gli spilli allo stenditoio. Potete dare al millepiedi una curvatura ad S oppure con una sola leggera ansa, ma sempre senza esagerare, o i metameri (gli anelli) tenderanno a separarsi! Può succedere che una volta asciutto, l’animale si scomponga in segmenti. Armatevi di pazienza e colla vinilica, con cui ricongiungerli. Non scordatevi le antennine.
Per quanto riguarda i centopiedi, in questo caso la messa in posa di ogni singolo arto con gli spilli è obbligatoria, e lo stesso dicasi per le appendici caudali e le antenne (Fig.35). Al contrario dei millepiedi, potete facilmente forarli con lo spillo per bloccarli. Attenzione alle unghiette di ogni arto che tendono a conficcarsi nel polistirolo, in cui impigliarsi e e poi spezzarsi quando l’animale sarà asciutto.