I cancelli
Una cosa amata in Canada era la totale assenza di barriere.... soprattutto fisiche.
Le case, ma soprattutto i luoghi pubblici erano esenti da staccionate, piante o pitbull pronti a sbranarti. Il classico sogno della casetta con la staccionata bianca, non è realtà del nord America ma solo americana.
Oggi passeggiando per le vie di questa città, così tanto all'avanguardia dicono, non ho potuto fare a meno di notare questo dettaglio. Uno spazio per i bambini delimitato e gestito con orari imposti da un'ordinanza pubblica. Un cancello a delimitare il luogo di gioco e di comportamento infantile, e il luogo di passeggiata, di passaggio, di comportamento perché magari, se ti agiti troppo potresti sbattere contro qualcosa, o ancora peggio un bambino potrebbe correre nella carreggiate delle auto incurante del pericolo.
Ecco che allora la porta ci tormenta a noi europei. Ci sono mille modi di dire, ci sono mille ossessioni
- Un'altra porta sbattuta in faccia.
- Chiusa una porta si apre un portone
- Chi ha buon vino in casa, ha sempre i fiaschi alla porta
- quando dio chiude una finestra apre una porta
- una bella porta rifà una brutta facciata
- carezze di frati t'accompagnano fino alla porta, e te la serran dietro
Si deduce dunque che queste angoscie e fobie assumono significato e valore nel momento in cui analizziamo l'intero. La porta ci ha insegnato fin dalla giovane età, il limite di quando possiamo lasciare la mano della nostra mamma e del nostro papà per poterci esprimere, e quando invece dobbiamo prendere per mano l'adulto che ci insegna a controllarci e come comportarci in maniera composta.
Questo concetto è rafforzato in questa foto dal disegno del cerchio sotto la porta. Sono certa che attendendo l'arrivo di qualche bambino più estroverso del solito, sarà solito gridare "mamma mamma, per entrare nel parco dobbiamo rompere il sigillo!"