Internet e la sapienza falsa
il problema di internet è che ci illude di possedere tutte le informazioni che contine. Ma il fatto che questa informazione esista, non significa che sia nostra. Dobbiamo essere capaci di cercarla, sapere se è affidabile o no, saper utilizzare le associazioni che facciamo. Possiamo giocare con internet giorno dopo giorno, cercare aneddoti, frammenti di informazioni recondite, ecc. E' perfetto, ma dobbiamo avere la capacità mentale di incorporare, filtrare, ricostruire queste informazioni. Ora uno dei grandi problemi attuali dei bibliotecari è che i giovani che vanno in biblioteca, e che sono abituati ad utilizzare internet per comporre una specie di collage di informazioni, non sanno leggere. Non sanno scorrere un testo per estrarne ciò di cui hanno bisogno, ripensarlo, esprimerlo con le proprie parole, commentarlo, associarlo o riassumerlo e, soprattutto, memorizzarlo, attività che fanno parte della lettura in quanto atto creativo. Sono abituati all'idea che, poiche questo è accessibile, già lo posseggono. Non è così.
Non è questo più colpa della scuola che di internet?
La scuola non ha colpa, è la nostra società ce ne ha. La scuola, l'università dovrebbero essere il luogo dove l'immiginazione ha campo libero, dove si impara a pensare a riflettere, senza alcuna meta. Ma questo è qualcosa che stiamo cancellando in tutto il mondo. Stiamo trasformando i centri dìinsegnamento in centri di allenamento. Stiamo creando degli schiavi. Siamo la prima società che cosegna i propri figli alla schiavitù, senza alcun senso di colpa. In questi centri di apprendimento, stiamo creando esseri umani che non hanno fiducia nelle proprie capacità e che cominciano a credere che l'unico obiettivo nella vita sia trovare lavoro per riuscire a sopravvivere fino alla pensione - che in realtà gli stanno già sottraendo. Quello che stiamo facendo è orribile. Non ha niente a che vedere con internet, con la competenza dei professori, fa tutto parte di un insieme.
Siamo colpevoli in quanto società.
Tratto da un'intervista ad Alberto Manguel